Finiscano le provocazioni contro Maometto. Ma anche le violenze contro i cristiani

Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, ha scritto una lettera aperta a Nabil el Araby, segretario generale della Lega Araba, intitolata ‘‘'Queste' cose devono finire". Pubblichiamo il testo.

Don Gabriele Mangiarotti, Responsabile di CulturaCattolica.it, ha scritto una lettera aperta a Nabil el Araby, Segretario generale della Lega Araba, intitolata ‘‘Queste’’ cose devono finire. Pubblichiamo il testo.

(ANSA) – IL CAIRO, 19 SET – ‘‘Prima il film che ha provocato reazioni violente, ora le vignette su Maometto. Queste cose devono finire’’. Lo ha detto il segretario generale della Lega araba Nabil el Araby spiegando che da una settimana sono in corso contatti per arrivare ad un accordo internazionale per proibire la blasfemia e l’attacco ai simboli religiosi.

Egregio Signor Nabil el Araby, Segretario generale della Lega Araba,

ho letto con interesse questa sua dichiarazione a proposito del rispetto delle convinzioni religiose di tutti gli uomini. E concordo colla necessità di garantire a tutti la libertà religiosa.

Come cattolico, seguo con profondo interesse tutto quanto va nella direzione della difesa dell’uomo e dei suoi diritti. Quante volte il Papa, prima Giovanni Paolo II ed ora Benedetto XVI e l’insegnamento cristiano hanno proclamato questo principio. Mi limito a ricordare quanto il Papa ha detto nel recente viaggio in Libano; sono affermazioni che tutti gli «uomini di buona volontà» dovrebbero conoscere (e credo anche sottoscrivere). Cito quanto all’inizio di questo anno ha detto di fronte ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «…Ben si comprende come un’efficace opera educativa postuli pure il rispetto della libertà religiosa. Questa è caratterizzata da una dimensione individuale, come pure da una dimensione collettiva e da una dimensione istituzionale. Si tratta del primo dei diritti umani, perché essa esprime la realtà più fondamentale della persona. Troppo spesso, per diversi motivi, tale diritto è ancora limitato o schernito. Non posso evocare questo tema senza anzitutto salutare la memoria del ministro pachistano Shahbaz Bhatti, la cui infaticabile lotta per i diritti delle minoranze si è conclusa con una morte tragica. Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni. Talvolta, sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale.»

Credo che allora sia urgente una alleanza tra tutti coloro che desiderano questo bene per l’uomo, per tutti gli uomini, in tutte le società. Forse di strada da fare ce ne sarà molta, ma bisogna pur cominciare, innanzitutto riconoscendo anche che questo diritto diventa sempre un dovere, nel senso della reciprocità: se è bene riconosciuto per sé, allora va riconosciuto anche per gli altri.

Egregio signore,

che il suo impegno possa anche realizzare una analoga presa di posizione per Asia Bibi, per Rimsha Masih, per i tanti cristiani emarginati a causa delle loro convinzioni religiose. In molti Paesi la cosiddetta «legge contro la blasfemia» viene infatti usata per calpestare il diritto a professare e testimoniare liberamente la propria fede. In Nigeria ancora oggi molti cristiani rischiano la vita e sono oppressi per motivi religiosi. E in Arabia Saudita i cristiani sono arrestati anche se pregano dentro casa, non potendo quindi neppure professare in privato la propria fede.

Grazie della attenzione e dell’impegno che potrà assumersi.

Don Gabriele Mangiarotti

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