Fincantieri, Terracciano (Cisl): «Scioperi non creano posti di lavoro»

Domani sindacati e lavoratori si incontrano insieme al ministro Passera. Il segretario Fim-Cisl Giuseppe Terracciano dichiara a Tempi.it: «È indispensabile e urgente un ripensamento e una riorganizzazione di tutto il comparto delle costruzioni navali, per evitarne il definitivo tracollo. La lotta dura e pura è senza prospettive»

Prosegue la protesta degli operai che da Genova a Palermo hanno indetto lo sciopero contro il piano di esuberi predisposto da Fincantieri. In attesa dell’incontro di domani a Roma col ministro Passera, le tute blu anche oggi sono tornate a riunirsi davanti ai cancelli degli stabilimenti. Con una lettera aperta ai lavoratori, l’azienda (già proprietà dell’Iri e oggi controllata da Fintecna, la finanziaria del Ministero dell’economia) ha cercato di chiarire la sua posizione all’indomani delle proteste: comportamenti come l’occupazione temporanea dell’aeroporto genovese sono di fatto «autolesionistici», oltre che minoritari. Insomma, le proteste non sono inutili, ma controproducenti, in quanto «ostacolano, con il rischio di farle sospendere, le trattative commerciali che Fincantieri sta portando avanti».

 In particolare, i cantieri di Sestri e a Castellammare di Stabia sono rimasti aperti proprio in seguito al nuovo piano di riorganizzazione frutto delle firme tra il governo Monti e i sindacati (Fiom esclusa). «Il Sud e la provincia di Napoli non potevano permettersi una chiusura» commenta a Tempi.it Giuseppe Terracciano, che in qualità di segretario Fim-Cisl ha preso parte alla trattativa.

La vertenza Fincantieri è un banco di prova nazionale: qual è il compito dei sindacati, in tempo di crisi?

Il nostro impegno è quello di avviare quell’indispensabile fase di ripresa che è l’unica seria alternativa alla crisi globale che ha coinvolto l’intero sistema industriale italiano. È una vicenda  che richiede spirito costruttivo e realismo: per valutare correttamente la vicenda Fincantieri, difatti, è indispensabile inquadrarla nel mutato scenario internazionale di riferimento.

Cosa intende?
Il non voler fare i conti con questa realtà, continuando per anni a sperare che la crisi si risolvesse da sola, ha portato uno dei settori che erano il fiore all’occhiello del made in Italy fuori dal mercato. Ecco perché oggi è indispensabile e urgente un ripensamento e una riorganizzazione di tutto il comparto delle costruzioni navali, per evitarne il definitivo tracollo. Dobbiamo scegliere tra un progetto industriale, che richiede un nuovo modello produttivo ed organizzativo, e la lotta dura e pura ma senza reali prospettive.

Lei crede che per difendere e tutelare il cantiere stabiese e il suo indotto non si possa che partire dall’intesa sottoscritta nei giorni scorsi?
La cantieristica è in forte crisi. Ci sono varie difficoltà, strutturali e sociali, che interessano gli attuali addetti, da tempo in cassa integrazione. L’azione di risanamento certamente richiederà tempi non rapidi e sono imprescindibili gli ammortizzatori sociali, utili a mettere i lavoratori e le loro famiglie in sicurezza. Occorre poi programmare il futuro di Fincantieri, questo è il vero obiettivo.

L’accordo non può risolvere tutto. Cosa manca?

Non sono emerse nel corso dell’incontro novità relative a nuove commesse né su eventuali progetti alternativi (piattaforme offshore, smaltimento rifiuti, etc). Anche per questo abbiamo chiesto, come sindacato, la convocazione presso il Ministero dello sviluppo economico. Questo anche alla luce delle novità emerse dal Consiglio Ue sulla competitività, in cui il commissario per le imprese e l’industria Antonio Tajani ha annunciato una serie di misure volte a sostenere l’industria navale in difficoltà. A Castellammare servono i finanziamenti regionali per la costruzione del nuovo bacino e serve uno sforzo sinergico tra tutti i soggetti del territorio. Bisogna riflettere con serietà: la strada delle divisioni e degli scioperi non porta da nessuna parte, anzi sconcerta i lavoratori. Di sicuro non crea lavoro.

La Fiom ha specificato che parteciperà all’incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, «per riprendere il confronto sulle prospettive industriali del Gruppo». Cosa accadrà?
Chi agisce con la solita demagogia, facendo affermazioni come se fossimo in una fase di sviluppo e non in una di recessione, può conquistare consensi nell’immediato, ma non fa nulla di realmente utile in prospettiva né per i propri aderenti, né per i lavoratori tutti, in quanto getta solo le basi per trasformarli, domani, in disoccupati. Al tavolo presso il Ministero noi andremo senza proclami, con lo spirito costruttivo di sempre, avendo come obiettivo solo quello di contribuire a costruire le condizioni per il rilancio del cantiere Stabiese e del suo indotto. Auspichiamo che venga ritrovato il coraggio necessario a prendere coscienza della drammaticità della situazione per fare ancora dei passi avanti, senza mirare a ritagliarsi una visibilità politica da utilizzare alle prossime elezioni.

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