La filosofia di Star Wars. Parte terza: l’etica, la politica e la vita

Terza puntata del nostro viaggio all'interno del mondo lucasiano. Il Lato Oscuro e la prometeica volontà dell’uomo, la Forza e il senso del sacrificio

Nel confronto tra jedi e sith non restano escluse l’etica, la politica della galassia e la vita.

La Forza è percepita dai jedi così che essi possano orientare la propria azione, il proprio comportamento verso il bene senza cedere al Lato Oscuro, e in ciò consiste il fondamento dell’etica jedi, cioè nella consapevolezza di un ordine universale che non può essere manipolato secondo il capriccio e l’egoismo personale.

Ecco in che senso il maestro jedi Obi Wan Kenobi evidenzia che «un jedi può sentire la Forza scorrere dentro di lui», quasi ricordando quell’agostiniana consapevolezza, fondativa di ogni discernimento razionale tra il giusto e l’ingiusto, per cui in interiore homine habitat veritas.

Per Obi Wan Kenobi la Forza scorre in un jedi, come la verità scorre nell’uomo per S. Agostino.

L’etica jedi è, dunque, un’etica razionale e relazionale, di apertura nei confronti dell’altro, del prossimo, riconoscendo in tale apertura l’impossibilità di soggiogare gli altri esseri viventi della galassia per raggiungere i propri scopi o per accrescere il proprio potere, cioè in definitiva l’impossibilità di negare la verità costitutiva dell’esistenza.

Diversamente per chi usa e si lascia usare dal Lato Oscuro, come i sith.

Il maestro jedi Yoda, infatti, insegna che «il Lato Oscuro è menzogna, inganno, diffondere il sospetto», cioè il germe di ogni divisione e di ogni inimicizia, quasi riecheggiando le parole di Dante che rinveniva la causa delle discordie e delle faide fiorentine nelle tre faville c’hanno i cuori accesi, cioè la superbia, l’invidia e l’avarizia (Inf. VI, vv. 74-75).

La profonda differenza etica tra jedi e sith si può evincere considerando la logica del sacrificio.

Un jedi crede nel proprio sacrifico (così il vecchio Obi Wan Kenobi si lascerà uccidere da Darth Fener sulla prima stazione da battaglia imperiale – la Morte Nera – dinnanzi al giovane Luke Skywalker), poiché solo così può dimostrare di anteporre il prossimo a sé evitando l’orgoglio del Lato Oscuro; il maestro, addirittura, si sacrifica per il proprio padawan, cioè per il proprio discepolo.

Un sith, invece, uccide e sacrifica il proprio maestro per prenderne il posto e accrescere il proprio potere (così ammette lo stesso Lord Sidious, ancora sotto le mentite spoglie del Cancelliere Palpatine, allorquando racconta al giovane Anakin Skywalker la fine del suo potente maestro sith Darth Plagueis da lui ucciso).

Il jedi sacrifica se stesso per gli altri; il sith, invece, sacrifica gli altri per se stesso; si ripropone quel confronto ideale tra l’etica di Kant, per cui l’umanità dell’altro deve sempre essere considerata un fine e mai un mezzo, e quella di Nietzsche, per cui il superuomo per affermarsi come tale può, anzi deve sopraffare gli altri (in ciò consistendo il suo non essere soggiogato alla mediocrità umana).

In questa dinamica bipolare anche la politica della galassia, cioè della Repubblica, assume rilevanza.

I sith, infatti, cercano di introdurre la discordia tra i vari sistemi planetari e le diverse popolazioni della galassia, per minare la stabilità politica e sociale della Repubblica.

Il Cancelliere Palpatine userà ogni mezzo come l’inganno, la menzogna, la reticenza, i complotti, la violenza epurativa contro l’ordine dei cavalieri jedi, per riuscire a scatenare una guerra e condurre il Senato della Repubblica a conferirgli poteri speciali per porre fine alla crisi, dopo aver formato un apposito esercito, l’esercito di cloni della Repubblica con cui riportare ordine nella galassia.

Si scopre, tuttavia, ben presto che il Cancelliere Palpatine è in effetti il Signore Oscuro dei sith, Lord Sidious, il quale, una volta concentrato tutto il potere su di sé, con il consenso unanime del Senato, sancirà la fine della Repubblica e la nascita del Primo Impero galattico auto-proclamandosi, appunto, Imperatore: «Nell’intento di garantire la sicurezza e una durevole stabilità la Repubblica verrà riorganizzata, trasformandosi nel primo Impero galattico per una società più salda, e più sicura».

Si scorgono le tinte della filosofia politica di Hobbes secondo cui il consenso di tutti i consociati serve a conferire il potere al leviatano che lo eserciterà per tutelare la pace e la sicurezza di tutti e di ciascuno.

I jedi, invece, si battono per la libertà e la democrazia; dichiara, infatti, lo stesso maestro jedi Obi Wan Kenobi al giovane Luke Skywalker: «Per oltre mille generazioni i Cavalieri jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell’oscurantismo, prima dell’Impero».

La senatrice Padme Amidala sostenuta dai jedi, del resto, trova liberticida l’iniziativa del Cancelliere di soppiantare la Repubblica con l’Impero, anche se con il consenso di tutto il Senato; la senatrice laconicamente commenterà infatti dinnanzi all’entusiasmo del Senato dopo la proclamazione dell’Impero: «È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi».

Si intravede l’idea per cui il consenso non è sufficiente per fondare legittimamente un regime politico, e anche il rovescio della medaglia, cioè che il sistema democratico che soltanto sul consenso si fonda, senza valori indisponibili pre-costituiti da difendere e in cui riconoscersi, può trasformarsi spontaneamente in un regime tirannico.

Si può rivedere la critica che un grande teorizzatore della democrazia, impegnato lungo tutto il corso della propria vita contro i regimi liberticidi di destra e di sinistra di tutta Europa, come Giovanni Paolo II, ha mosso, dopo il crollo dei suddetti totalitarismi, anche alla democrazia intesa come aggregato procedurale, senza principi fondamentali non negoziabili.

Infine, viene in rilievo la concezione della vita, anch’essa diversa tra jedi e sith.

I jedi rispettano la vita e la morte, ogni creatura vivente della galassia e l’ordine naturale della vita che in essa è dato riconoscere.

Così, infatti, insegna Yoda a al giovane Anakin: «Prudente devi essere quando percepisci il futuro, la paura del distacco conduce al Lato Oscuro […]. La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che intorno si trasformano nella Forza, dolore non avere, rimpianto non avere, l’attaccamento conduce alla gelosia, l’ombra della bramosia essa è […]. Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere».

I sith, invece, tendono ad impadronirsi della vita, a schiacciare tutte le forme di vita esistenti nella galassia pur di soddisfare il proprio ego.

Così, conferma lo stesso Signore Oscuro dei sith sotto le mentite spoglie del Cancelliere Palpatine allorquando cerca di condurre il giovane Anakin Skywalker verso il Lato Oscuro: «Ti hanno mai detto della fine di Darth Plagueis, il Saggio? È una storia che i Jedi non raccontano. È una leggenda Sith. Darth Plagueis era un Signore Oscuro dei Sith così potente e così sapiente da poter usare la Forza per indurre i midi-chlorian a creare la vita. Aveva tale conoscenza del lato oscuro che riusciva a impedire a coloro che amava di morire […]. Il lato oscuro della Forza è la via per acquistare molte capacità da alcuni ritenute ingiustamente non naturali».

Sembra di sentire le parole di Nietzsche per cui «umanizzare il mondo significa sentircene sempre più padroni».

Non diversamente da quanti oggi ritengono sia esattamente questo il compito della scienza, il Lato Oscuro può arrivare, dunque, a soddisfare la prometeica volontà dell’uomo, cioè quella di creare la vita e fermare la morte, purché, appunto, si aderisca al Lato Oscuro, ci si dimostri cioè disponibili a negare la libertà, la dignità della vita altrui, il senso del sacrificio proprio per il prossimo, ed essere disposti anche a compromettere la pace scatenando la guerra.

Ma questo è un ulteriore capitolo.

(Qui la prima e la seconda puntata)

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