Ferrara plaude l’iniziativa «d’informazione garantista» del Corriere di dare voce a questa storia, esempio più che di malagiustizia dell’abuso che si opera in Italia della carcerazione preventiva. «E in particolare – continua il direttore – dalla magistratura di rito ambrosiano che, spesso oltre i limiti del dettato di legge e della logica inquirente, abusa di tale misura. Vizio antico in Italia, se Alessandro Manzoni nella “Colonna infame” concludeva: “Non cercavano una verità, ma volevano una confessione”».
Queste accuse dirette nell’articolo non ci sono, evidenzia Ferrara, perché l’intervista della Ravizza «è piana e cronistica, senza commento, perché a volte bastano i fatti». Quelli che racconta Simone nelle sue risposte dove parla della carcerazione preventiva «Come forma di tortura». «Questo spazio di garantismo fa onore al Corriere – chiude Ferrara – dopo mesi di una campagna martellante in cui i protagonisti della vicenda, che possono subire come tutti indagine e processo ma non meritano come tutti la gogna e una prigionia senza giudizio, sono umiliati da resoconti di procura e titolazioni corrive con l’accusa».