Ferrara: «Sull’abuso della carcerazione preventiva parlano i fatti»

Nel suo editoriale di oggi il direttore del Foglio plaude l'intervista del Corriere a Simone: «Hanno deciso di rompere il muro di silenzio»

Si sorprende Giuliano Ferrara per l’intervista ad Antonio Simone pubblicata ieri sul Corriere della Sera. E nel suo editoriale di oggi sul Foglio riprende alcuni stralci dell’articolo di Simona Ravizza: «Dopo quattro mesi di carcerazione preventiva largamente al di là delle necessità cautelari, dopo 44 lettere, alcune intime e belle, spedite dalla cella al sito del settimanale Tempi e a questo giornale, in cui un detenuto libero ha il coraggio di dire: “Sono istigato continuamente a dire il falso (cioè che ho corrotto qualcuno) (…)” anche il maggiore quotidiano nazionale ha lodevolmente deciso di rompere il muro di silenzio».

Ferrara plaude l’iniziativa «d’informazione garantista» del Corriere di dare voce a questa storia, esempio più che di malagiustizia dell’abuso che si opera in Italia della carcerazione preventiva. «E in particolare – continua il direttore – dalla magistratura di rito ambrosiano che, spesso oltre i limiti del dettato di legge e della logica inquirente, abusa di tale misura. Vizio antico in Italia, se Alessandro Manzoni nella “Colonna infame” concludeva: “Non cercavano una verità, ma volevano una confessione”».

Queste accuse dirette nell’articolo non ci sono, evidenzia Ferrara, perché l’intervista della Ravizza «è piana e cronistica, senza commento, perché a volte bastano i fatti». Quelli che racconta Simone nelle sue risposte dove parla della carcerazione preventiva «Come forma di tortura». «Questo spazio di garantismo fa onore al Corriere – chiude Ferrara – dopo mesi di una campagna martellante in cui i protagonisti della vicenda, che possono subire come tutti indagine e processo ma non meritano come tutti la gogna e una prigionia senza giudizio, sono umiliati da resoconti di procura e titolazioni corrive con l’accusa».

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