Ferrante: «Steve Jobs nell’Olimpo dei grandi: come Ford e Rockefeller»

Il giornalista Marco Ferrante, che conduce il programma Icone, anticipa a Radio Tempi i contenuti di una puntata speciale su Steve Jobs, che sarà trasmessa su Rai 5 il 15 ottobre: «Jobs era forte e consapevole della sua missione come Giovanni Paolo II o Oriana Fallaci. Tra i più grandi imprenditori di Ottocento e Novecento come Rockefeller, Henry Ford»

«Tutto quello che vediamo oggi sulla rete viene prodotto da coloro che hanno beneficiato della sua genialità. Basti pensare che Twitter, oggi forse il social network più diffuso in assoluto, sarebbe impossibile senza i telefonini di ultima generazione, tutti fratelli minori dell’iPhone. Il nostro modo di comunicare è cambiato grazie a lui e se ne rendono conto soprattutto i media perché sono i primi che sono stati colpiti dalla sua rivoluzione mediatica».

Facile intuire di chi sta parlando a Radio Tempi il giornalista e scrittore Marco Ferrante. E’ Steve Jobs, morto per un tumore a 56 anni, entrato di diritto «tra i più grandi fodnatori delle grandi imprese di Ottocento e Novecento: Carnegie, l’acciaiere, Rockefeller, il petroliere, Henry Ford, l’inventore dell’automobile di massa». Ferrante, che conduce su Rai 5 il programma Icone, sta preparando per mercoledì 15 ottobre una puntata interamente dedicata alla sua figura e ha voluto anticipare alcuni contenuti durante la trasmissione Gli Spari Sopra. «In questi giorni viviamo la componente emotiva della sua morte» afferma, «e il riverbero del sogno americano che lui è stato capace di far rivivere in noi attraverso la sua vita. Jobs era un autodidatta, un uomo trasversale, che ha interrotto gli studi universitari per fare l’imprenditore perché dotato di quel tipo di intelligenza che riesce a mettere insieme discipline diverse. Steve non è catalogabile all’interno di nessun rigido schema, e proprio questa è la sua grandezza».

A stupire, oltre al suo genio e alle sue capacità imprenditoriali, anche la tempra da combattente con cui ha vissuto e affrontato la malattia, tanto da richiamare alla memoria «grandi leader dal corpo ferito come Giovanni Paolo II e Oriana Fallaci», persone che consideravano il loro ruolo nella società come una missione, importante come la loro stessa vita. Steve Jobs mancherà ai fan e agli amici, ma anche ai nemici: «Bill Gates si troverà ora più solo» continua Ferrante. «E’ un po’ come la storica rivalità tra Borg e McEnroe, a Wimbledon, dove il ritiro di Borg creò grossi problemi anche al tennista rivale, che aveva perso il suo migliore avversario risultandone indebolito. La stessa cosa succederà ora a Bill Gates, che era diventato amico di Jobs entrando in una spirale virtuosa di rivalità e collaborazione».

Per conoscere i migliori aneddoti della vita di Steve Jobs, ascolta l’intervista integrale

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