Il «progetto folle» di Erdogan: creare un secondo Bosforo artificiale

Il presidente turco ha annunciato l'inizio dei lavori per scavare il letto del Canale Istanbul. Il Sultano vorrebbe usarlo per dirigere i traffici di armi fra Europa e Asia

Dopo tanto annunci, è arrivata la data e a comunicarlo è stato il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan: a fine giugno partiranno i lavori per scavare il letto del Canale Istanbul. Un vero e proprio “secondo Bosforo” che avrà ufficialmente il compito di alleggerire il traffico di quello originale, che unisce da millenni il Mar Nero al Mar di Marmara, ma che a detta di molti avrà anche ricadute geopolitiche e ambientali catastrofiche. Basti pensare che, in Turchia, lo chiamano tutti Çılgın Proje, ossia il «progetto folle».

Il «progetto folle» di Erdogan

Il condotto sarà lungo 140 chilometri, largo 150 metri e profondo 25. Permetterà il transito di 160 navi al giorno e costerà almeno 15 miliardi di dollari. Nei sogni del presidente, i lavori dovevano partire nel 2020, ma il Covid-19 ha rotto le uova nel paniere.

Adesso invece sembrerebbe tutto finalmente pronto, per la gioia del Reis e la preoccupazione di geologi, ambientalisti, paesi confinanti e cancellerie di mezzo mondo. Dietro l’intento “salva Bosforo”, infatti, si cela il ben poco nobile obiettivo di ricavarci economicamente e in peso specifico sullo scacchiere internazionale.

Obiettivo: gestire i traffici di armi

Con la costruzione del canale, si spera di aggirare la convenzione di Montreux, che non solo prevede la gratuità del passaggio dagli stretti turchi, quindi Bosforo e Dardanelli, ma tiene conto anche di alcune restrizioni, riguardanti soprattutto le navi da guerra di paesi che non affacciano sul Mar Nero. Gli esperti del presidente hanno calcolato che dal passaggio del canale si potrebbe ricavare fino a un miliardo di dollari all’anno. Non hanno però tenuto in considerazione le ritorsioni dei paesi che saranno costretti a pagare il balzello, per non parlare dei poco chiari traffici di armi che prenderanno vita sulle novelle acque.

Ammesso che la convenzione di Montreux si possa davvero evitare. Secondo alcuni esperti di diritto internazionale, infatti, le altre nazioni potrebbero non riconoscere il canale. E questo, per il presidente, significa addio sogni di gloria e la possibilità di dirigere traffici di armi fra Europa e Asia.

Disastro ambientale per Istanbul

Se dal punto di vista geopolitico il Canale Istanbul appare un gran pasticcio, da quello ambientale siamo al disastro senza ritorno. La prima a pagare il prezzo dell’ennesimo progetto faraonico del Reis sarà Istanbul. I lavori di scavo potrebbero alterare la stabilità delle fondamenta in alcuni quartieri della parte europea della megalopoli. E parliamo di luoghi abitati da milioni di persone.

Ma tutta la regione del Mar Nero ha davvero poco da stare allegra. Secondo alcuni studiosi, lo scavo del canale porterebbe al ribaltamento delle correnti di acqua calda e acqua fredda, per la “gioia” della flora e della fauna marina che non sapranno più letteralmente in che acque si trovino. Il Mar Nero, poi, si trova a una altitudine superiore di circa 30 centimetri rispetto al Mar di Marmara. Il Bosforo “originale” ha una corrente alternata, la sua brutta copia andrà solo dal Mar Nero al Mar di Marmara. Questo, in pratica significa che il Mar Nero cederà molta più acqua di quanta ne riceva. Il suo livello si abbasserà progressivamente fino a determinare, sul lungo termine, la drastica riduzione del bacino, la variazione della temperatura e della salinità dei fiumi che vi sfociano, oltre al generale inaridimento della zona.

La megalomania di Erdogan

Il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, ha cercato, per come poteva, di fermare i lavori, ma con scarsissimi risultati. A preoccuparsi ci sono anche gli Stati limitrofi, in primo luogo la Russia e l’Ucraina, che hanno alcuni fra i loro principali fiumi che sfociano proprio nel Mar Nero e che rischiano di pagare a caro prezzo la megalomania del presidente turco.

@MartaOttaviani

Foto Ansa

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