Energia. Perché l’Europa non scende dall’ottovolante dei prezzi

«Mosca usa il gas come arma geostrategica, il suo alleato è il meteo. Sul razionamento dei consumi ha ragione la Commissione europea». Parla l'esperto Gianclaudio Torlizzi

Il Commissario europeo per l’Energia Kadri Simson (foto Ansa)

L’Europa non sembra in procinto di scendere dall’ottovolante dei prezzi dell’energia quanto piuttosto di avviarsi ad una sua complicazione, proprio come quelle giostre dove il carrellino, dopo aver raggiunto un’apparente tranquillità, ripiomba in un vortice di discese e risalite che non dà tregua.

Abbiamo fatto il punto della situazione con Gianclaudio Torlizzi, esperto di energia e materie prime, proprio quando i flussi di gas dalla Russia tornano ad aumentare e le tensioni sembrano per un attimo affievolirsi.

Torlizzi, è un’impressione o la Russia sembra usare il gas come bastone e carota per sistemare le sue beghe geopolitiche?
È piuttosto evidente che la Russia non sta facendo altro che continuare a usare il gas come arma geostrategica. Che dal 21 luglio in avanti si riaprissero i rubinetti era atteso dagli operatori che non pensavano a una chiusura dei flussi di gas ventilata, non si sa perché, dalla Commissione Europea: l’interesse di Mosca non è far cessare gli introiti derivanti dalla vendita di gas ma far passare la quantità giusta di gas dalle tubature per tenere alti i prezzi.

Un equilibrio decisamente precario che ci sta costando la recessione economica
Mosca sa bene che, in questo, il suo migliore alleato non è tanto la recessione che, alla lunga, farebbe male anche a lei ma è il meteo: con queste ondate di caldo, la richiesta di gas sta già aumentando senza che gli importatori siano in grado di soddisfarla. Questo proietta i prezzi del prossimo autunno su dei livelli finora mai raggiunti, come i 500€ a megawattora. Avendo il meteo dalla sua, perché Putin dovrebbe chiudere i rubinetti?

Apre e chiude i rubinetti secondo l’andamento della politica europea: il raddoppio dei flussi verso l’Italia nelle ultime ore fa aumentare i dubbi che ciò sia collegato alle dimissioni di Draghi
Non dobbiamo stupirci, siamo in una situazione di grave conflittualità e chi ha la materia prima la utilizza come arma di pressione. Il punto è che oggi ci troviamo in una condizione in cui Mosca ha un’influenza su mercati maggiore di quella della BCE: è a causa dei prezzi energetici se la bilancia commerciale tedesca è andata per la prima volta in negativo dal 1991. Il modello tedesco che si è basato per decenni sui bassi prezzi del gas russo è saltato, mosca è riuscita a mettere in discussione il modello della prima economia europea.

Di fronte a questa minaccia, la Commissione Europea propone una misura draconiana: ridurre del 15 per cento i consumi di gas. Come si arriva a questa proposta, e può funzionare?
Non so da dove derivi quel 15 per cento, è però l’unica strada percorribile per avere un price cap: l’ipotesi di imporre a un fornitore un prezzo massimo sarebbe stato un tentativo privo di senso economico, così come l’altra forma di price cap avrebbe vincolato gli stati a coprire la differenza tra il prezzo d’acquisto ai fornitori e quello al consumo.

Non sono mancate però le proteste di alcuni stati membri
Le proteste da Portogallo, Spagna e Grecia mi fa capire come le cancellerie europee non abbiano ancora capito la gravità del problema: se gli stati non prendono il toro per le corna e decidono dove e come razionare, quali settori aiutare e quali no, saranno i mercati a decretarlo e lì partirà un effetto distorsivo sulla domanda ben superiore al 15 per cento.

Si tratta, insomma, del male minore
Nel momento in cui non si fanno investimenti per aumentare la capacità produttiva perché siamo ancora vincolati alle politiche energetiche, non capisco quale alternativa ci possa essere al razionamento dei consumi. E non mi sento di criticare la Commissione Europea in questo caso.

Exit mobile version