Ecco un’emergenza a cui possiamo far fronte: la fame

Fra i troppi “Obiettivi di sviluppo sostenibile” proclamati dal mondo per il 2030, sarebbe pessimo tradire proprio la lotta alla malnutrizione: è alla nostra portata

Bambini intorno a uno scatolone di aiuti umanitari a Sana’a, Yemen, agosto 2021 (foto Ansa)

Sesto articolo della serie di Bjørn Lomborg dedicata agli studi del Copenhagen Consensus su come la comunità internazionale può stabilire “Obiettivi di sviluppo sostenibile” davvero raggiungibili, a differenza dei velleitari 169 obiettivi fissati dall’Onu per il 2030. Le altre uscite della serie sono reperibili qui.

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Di tutte le nostre promesse planetarie di sviluppo che siamo sulla buona strada per tradire di qui al 2030 – e sono tante – una delle più tragiche e insopportabili è lo scarso progresso raggiunto nella lotta alla malnutrizione globale. Eppure una drastica riduzione della fame nel mondo è certamente alla nostra portata.

La malnutrizione cronica si misura con il cosiddetto stunting, arresto della crescita: vuol dire che i bambini sono denutriti in maniera così cronica da rimanere molto più bassi dei loro coetanei.

Il mondo ricco ha ridotto lo stunting a livelli minimi, e la Cina negli ultimi 30 anni è scesa fino a mettersi in pari con i paesi ricchi. Globalmente dal 1990 l’arresto della crescita si è dimezzato, ma nel mondo più di un bambino su cinque ancora ne soffre.

Lo stunting diminuisce le probabilità di sopravvivenza dei bambini. Ogni anno globalmente ne muoiono per malnutrizione 2,7 milioni. I bambini con arresto della crescita inoltre si sviluppano meno e nel corso della loro vita saranno meno produttivi e avranno salari più bassi. Gli economisti stimano che il costo totale globale della malnutrizione sia pari a mille miliardi di dollari.

Quest’anno siamo giunti a metà del periodo stabilito per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt], che comprendono impegni contro la malnutrizione e su qualunque altra cosa, da raggiungere entro il 2030. Tuttavia siamo ben lontani dalla metà del percorso. In base agli avanzamenti realizzati prima del Covid-19, raggiungeremo il traguardo dell’azzeramento della fame nell’anno 2116, con un ritardo di 86 anni.

Questo fallimento globale è il motivo per cui il mio think tank, il Copenhagen Consensus Center, ha iniziato a collaborare con alcuni dei migliori economisti del mondo per individuare le promesse a cui dare la priorità per ottenere il maggiore impatto.

Una loro nuova ricerca sottoposta a peer-review dimostra che uno degli approcci più intelligenti per affrontare la malnutrizione è concentrare l’attenzione sulle donne in gravidanza. A costi ridotti, si possono fornire loro micronutrienti che alimenteranno meglio i loro feti durante la crescita e ne eviteranno in parte la successiva malnutrizione.

La maggior parte dei governi già segue le raccomandazioni dell’Oms e fornisce alle donne incinte un’integrazione di ferro e acido folico per prevenire l’anemia nella madre e difetti del tubo neurale nel neonato. Ciò significa che passare a una pillola che contiene più micronutrienti richiederà soltanto un po’ di educazione e formazione nel settore sanitario, e farà aumentare di poco il costo delle nuove pillole che i governi distribuiranno.

Queste nuove pillole sono già prodotte in serie e contengono 13 vitamine e minerali oltre al ferro e all’acido folico, in particolare le vitamine A, B1, B2, B6, B12, D ed E, più zinco, rame, iodio e selenio. Sono talmente economiche che il costo aggiuntivo per 180 giorni sarebbe poco più di un dollaro per ogni madre. Aiutare con queste pillole 36 milioni di donne in paesi a reddito basso e medio-basso, considerando anche la formazione sanitaria, costerebbe in tutto appena 84 milioni di dollari l’anno.

Le integrazioni di multi-micronutrienti eviteranno circa il 7 per cento dei quasi 700 mila casi di bambini nati morti, il 21 per cento dei casi di basso peso alla nascita e il 5 per cento di parti prematuri ogni anno. Evitare fenomeni di basso peso alla nascita e parti prematuri significa che i bambini avranno meno probabilità di essere malnutriti. Questo vuol dire che risparmieremo l’arresto della crescita a 1,6 milioni di bambini all’anno, consentendo loro di essere più produttivi da adulti. In termini economici, i benefici ammonteranno a 3 miliardi di dollari americani in valuta attuale. Ogni dollaro speso, dunque, produrrà un beneficio pari addirittura a 38 volte il suo valore.

Le compresse di calcio vengono distribuite separatamente da altri micronutrienti, perché sono piuttosto grandi e ne servono da due a tre al giorno nel corso degli ultimi 20 giorni di gestazione. Il costo è di 6 dollari americani per ogni gravidanza, ossia 216 milioni di dollari per i 36 milioni di donne incinte che assumono attualmente ferro e acido folico. Ciò ridurrebbe il numero di bambini nati morti di quasi il doppio rispetto ai multi-micronutrienti, ed eviterebbe altri 1,1 milioni di parti prematuri e nati sottopeso. Inoltre, il calcio riduce anche pre-eclampsia ed eclampsia, rara ma grave condizione in cui l’innalzamento della pressione del sangue sfocia in convulsioni durante la gravidanza o durante il parto. Questo significa che il calcio può prevenire fino a 8.500 morti materne ogni anno. In totale i benefici di una spesa di quasi 4 miliardi di dollari ammonterebbero a 19 volte tanto.

L’integrazione di micronutrienti per le donne in gravidanza è una misura fantastica, ma non una pallottola d’argento. Gli economisti ne indicano diverse altre molto efficienti. Aiutare i genitori nei paesi a basso reddito a nutrire meglio i loro figli è costoso, ma migliora anche l’alimentazione dei bambini. L’investimento può produrre benefici di 16 volte superiori ai costi. Dovremmo anche investire molto di più nella ricerca per migliorare le rese agricole, cosa che farà produrre più cibo a costi inferiori, riducendo la malnutrizione e sostenendo la crescita. Ogni dollaro investito produrrebbe la notevole somma di 33 dollari in benefici sociali.

Investire di più nel sostegno nutrizionale delle donne in gravidanza si rivela essere uno dei modi più efficienti di progredire nello sviluppo sostenibile. Investire innanzitutto in queste iniziative intelligenti: lo dobbiamo al mondo.

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