Egitto. Cristiana accusata di blasfemia, musulmani la difendono: «Tutto falso, non vogliono che porti i pantaloni»

Il processo alla giovane Abdel Nour «non riguarda solo lei. Questa è repressione organizzata contro i copti. Gli islamisti hanno cominciato ad accusare di blasfemia i cristiani»

«Le accuse nei confronti di Abdel Nour sono del tutto false, i genitori dei tre studenti che l’hanno accusata sono degli estremisti». Mostafa Mekki è il preside della scuola elementare Sheikh Sultan di un villaggio egiziano vicino a Luxor, è musulmano ma difende a spada tratta l’insegnante cristiana copta Dimyana Abdel Nour, accusata di blasfemia dai genitori di alcuni studenti.

PORTA I PANTALONI. Abdel Nour è stata arrestata il 9 maggio scorso: alcuni ragazzi l’hanno accusata di aver detto che papa Shenouda III, predecessore di Tawadros II alla guida della Chiesa copta ortodossa, ha fatto più miracoli di Maometto. La donna avrebbe anche fatto finta di vomitare al suono della parola Maometto. Lei nega tutto e secondo il preside musulmano ai genitori degli studenti che l’hanno denunciata non va a genio che lei porti i pantaloni, e non la gonna, e che non indossi il velo.

STUDENTI NEGANO. Dopo le accuse Mekki ha interrogato gli studenti della classe di Abdel Nour: tutti i ragazzi, tranne i tre, hanno negato le accuse. Per evitare problemi e tensioni, il preside aveva anche sospeso l’insegnante ma la denuncia è arrivata comunque. E ora lui difende la ragazza: «Se avessi voluto far piacere a qualcuno, l’avrei accusata anch’io – dichiara al Christian Science Monitor – così mi avrebbero portato in trionfo. Invece ho ricevuto diverse minacce per la mia posizione».

«REPRESSIONE ORGANIZZATA». Abdel Nour è attualmente libera su cauzione ma il suo avvocato ha dichiarato che la cifra stabilita dal giudice è «punitiva» perché ammonta a circa 20 volte in più delle cifre di solito usate per casi simili di blasfemia. La ragazza cristiana, per paura di essere bersagliata, non va in tribunale ma il processo continua. «Questo processo non riguarda solo Dimyana – spiega Sarabamon El Shayeb, capo del All Saints Monastery nel villaggio della ragazza – Questa è repressione organizzata contro i copti. Gli islamisti hanno cominciato ad accusare di blasfemia chiunque, ma soprattutto cristiani».

REATO DI BLASFEMIA. La nuova Costituzione islamista approvata a colpi di maggioranza dai Fratelli Musulmani del presidente Mohamed Morsi punisce il reato di blasfemia in Egitto. Tra il 2011 e il 2012 36 casi di blasfemia sono stati risolti dalla popolazione stessa, spesso i musulmani hanno obbligato i cristiani a scappare dalle loro case. Dal 2011, solo nell’Egitto superiore i tribunali hanno condannato per blasfemia sei persone. L’anno scorso un insegnante copto è stato condannato a sei anni di prigione per avere insultato il presidente Morsi e l’islam. Secondo un attivista per i diritti umani di Luxor, Safwat Samaan Yasaa, «tutti gli insegnanti copti oggi hanno paura perché qualunque bambino che si mette a discutere con loro può poi accusarli di blasfemia e portarli in tribunale».

@LeoneGrotti

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