Ecco cosa devono fare i partiti prima di tornare a votare

Prima di tutto legge elettorale, taglio dei parlamentari e nuove regole di finanziamento della politica. Poi tutti a votare un'altra volta.

C’è un governo, il governo Monti. E non ce ne sarà un altro finché i tanto dileggiati partiti (che, non dimentichiamolo mai, sono la condizione senza la quale non esistono più una repubblica e una democrazia) non si assumeranno il peso e la responsabilità di formare uno nuovo esecutivo di sicurezza nazionale. Un governo che riformi la legge elettorale. Garantisca una certa stabilità e coordinamento dei poteri dello Stato davanti alle emergenze “à la carte” (fabbriche che chiudono, ordine pubblico, impegni finanziari, aste di Bot e Cct, Europa, politica estera eccetera). E faccia quel paio di cosucce (taglio dei parlamentari e nuove regole di finanziamento della politica) che il populismo mediatico-giudiziario ha imposto in agenda.

ELEZIONI. Fatte queste cose (compresa l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, ma anche no, Napolitano potrebbe rimanere fino allo sbroglio della folle matassa), tutti a casa e nuove elezioni. In una data (massimo autunno 2013) che sarebbe bene i partiti fissassero nello stesso documento programmatico in cui si dovrebbe annunciare agli italiani che una maggioranza parlamentare trasversale di legittimi rappresentanti del popolo guiderà il paese per un limitato e preciso periodo.

INGRILLATI. Questo è tutto. E così andrà a finire se a Roma non vorranno incartarsi. E, per viltà, codineria, stupidità, farsi possedere dagli ingrillati. Quanto ai vari Curzio Maltese, non scolaretti che fanno “oooh!”, ma gente che scrive da quarant’anni, di belle carriere e di bel pelo lungo che adesso liscia il pelo ai grillini (vedi Repubblica del 5 marzo), speriamo di dover ricordarne, da qui a un mese, solo il tratto tipico dell’opportunismo d’antan.

@LuigiAmicone

Exit mobile version