Dossier – L’EUR ieri, oggi, e si spera anche domani

Nell’anno di EXPO2015 a Milano Roma propone al pubblico la storia di un’impresa folle e paradossale, tipicamente italiana, finita poi in una bolla di sapone e ancora oggi, a settantatré anni di distanza, di incerto futuro. Stiamo parlando dell’E42 (nome che ancora oggi si legge sui tombini del quartiere), l’Esposizione Universale che l’Italia avrebbe dovuto ospitare nel 1942 e che, nell’ottica fascista, avrebbe celebrato non solo il ventennale della marcia su Roma ma anche una grande “olimpiade di civiltà”, mostrando al mondo i fasti del nuovo impero coloniale. Un progetto maestoso, ampiamente caldeggiato da Mussolini, che prevedeva, al contrario delle precedenti esposizioni, la costruzione di una sede con padiglioni permanenti, destinati ad ospitare il nuovo modello di città ideale, in un romano sogno urbanistico. Non solo Marcello Piacentini, il grande architetto del regime, ma tutta una serie di artisti fu chiamata, più o meno liberamente, a contribuire a questa opera titanica: ardite soluzioni architettoniche, nuovi esperimenti urbanistici, il Palazzo della Civiltà in pietra bianca a fare da faro dell’operazione. Ma il sogno si infranse bruscamente e, in una piana di rovine in una zona tra Roma ed Ostia – l’affaccio al mare – appena bonificata, si ergevano solitari e metafisici praticamente solo il predetto Palazzo della Civiltà e quello dei Congressi e dei Ricevimenti. La guerra fermò tutto per darlo in pasto a violenze e distruzioni.

Questa parte della storia dell’EUR (Esposizione Universale Romana) è la più nota ma la mostra Esposizione Universale Roma. Una città nuova dal fascismo agli anni ’60 (nell’azzeccata cornice dell’Ara Pacis di Meier fino al 14 Giugno) non si conclude qui, come recita il titolo. Il governo degli anni ’50, anche in vista delle olimpiadi del 1960, decise per il quartiere non l’oblio finale, ma una nuova nascita, che sfrondasse gli aspetti irrealizzabili e troppo ideologici, ma valorizzasse quello che erano gli aspetti urbanistici edificanti, ovvero un quartiere nuovo, un centro direzionale autonomo e ben collegato. Furono realizzate le ampie vie, gli assi prospettici, le sedi dei musei e il palazzo dell’Archivio di Stato, così come la colossale Chiesa di S.Pietro e Paolo. Tutto ciò aveva un prezzo, tradotto in una pratica che, ancora attuale oggi, porta con sé tutti i suoi malefici vizi. Lo stato senza risorse promosse la costruzione con gli incassi degli oneri urbanistici delle aree residenziali da farsi all’interno dell’EUR. Questo portò ad una serie di soluzioni architettoniche, ricercate e di livello, ma inevitabilmente disarmoniche e non sempre all’altezza, come dimostra il palazzo di Piazza Marconi (ex – Piazza Italia). Il baratto, insieme ad altre scelte al ribasso, portarono ciò che era davvero una soluzione all’avanguardia ad essere un quartiere satellite silenzioso e tranquillo, e non un potente centro degli affari come è La Défense a Parigi oggi, nata comunque vent’anni dopo.

Il resto è cronaca del presente. Mentre la mostra espone gli influssi culturali che il quartiere lanciò, in opere letterarie e cinematografiche (Fellini, Germi), ciò che l’EUR è oggi è rappresentato dalle torri Ligini, avveniristica sede del Ministero delle Finanze ed ora spogliate della loro struttura in uno scenario da città bombardata, in attesa di una operazione immobiliare non ben definita. Oppure la fascinosa Nuvola di Fuksas, ambizioso centro congressi con albergo in lavorazione da dieci anni, e di incerta conclusione. Così come la parte museale: l’ardito museo della Civiltà Romana chiuso da oltre un anno dal Comune di Roma, mentre altri tre musei nazionali (Etnografico, Alto Medioevo, Arti e Tradizioni Popolari) vivono in un limbo di desolata presenza, però a suon di affitti milionari pagati ad EUR S.p.a., struttura statale di incerta missione compartecipata tra il Tesoro e il Comune, e proprio in questi mesi giunta all’ennesima richiesta di aumento di bilancio. Vi  è in lavorazione un acquario sotto il laghetto adiacente al palazzo dell’ENI, e si intende preparare una candidatura all’UNESCO, per valorizzare ancor di più il sogno architettonico che in parte fu realizzato. E per rendere più vivo e più bello un quartiere che vive di uffici ma potrebbe vivere, con facilità e i giusti investimenti, anche di turismo e di qualità della vita.

@Badenji

Esposizione Universale Roma. Una città nuova dal fascismo agli anni ’60, all’Ara Pacis dal 12 marzo al 14 giugno, Tutti i giorni 9.30-19.30. L’ingresso è consentito fino alle 18.00

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