Dossier Lazio

n.12 - 2010

Questo speciale dedicato all’economia del Lazio rappresenta per noi una scommessa condivisa. Da anni, prima della crisi la crescita cumulata in Regione batteva quella  media nazionale. Ma nel recente passato e per di più in presenza della più grave crisi mondiale dal secondo Dopoguerra, la realtà ha presentato due condizioni che potevano essere molto negative. La prima è una crisi della finanza pubblica regionale tra le più gravi in tutta Italia, a partire dalla sanità coi suoi 10 miliardi di debito storico e con perdite annuali nell’ordine di 1,4 miliardi a cui si sono aggiunti altri 1,6 miliardi censiti solo dopo le ultime elezioni.

Un’emergenza che può e deve essere risolta solo attraverso uno sforzo davvero straordinario, per impedire che sia l’intera capacità di supporto all’economia produttiva della Regione ad esserne compromessa. Per questo, crediamo sia non solo giusto a doveroso creare le condizioni migliori d’informazione e consenso perché l’operato della giunta Polverini proceda secondo gli onerosi impegni di risanamento che ha iniziato a tradurre in realtà, salvando però una visione del welfare centrata sulla persona e sulla necessità di estendere il quoziente famiglia al posto dei criteri Isee, che penalizzano carichi familiari e tassi di sostenibilità intergenerazionali.

La seconda era la particolare natura della piattaforma e delle reti d’impresa, che al Lazio derivano dalla presenza di Roma assai più che da filiere e distretti produttivi tipici di altre aree d’Italia. Sta direttamente alle forze dell’impresa, e non alla politica, assumere questa sfida sulle proprie spalle. Ed è quanto sta avvenendo con il progetto di federazione sovraprovinciale intrapreso dal presidente dell’Unione Industriali di Roma, Aurelio Regina. È un progetto che innova in profondità sia l’interlocuzione tra rappresentanza d’imprese e poteri locali, visto che mai come nel Lazio non è la dimensione provinciale quella che conta, sia il risultato stesso del rapporto tra imprese e politica. La scommessa è quella di un sistema d’imprese che cooperi direttamente con l’agenda pubblica infrastrutturale come di tutte le condizioni sistemiche di crescita.

La candidatura per le Olimpiadi 2020, dove c’è in ballo un punto intero di Pil nazionale di crescita aggiuntiva se si riuscirà a fare sistema, è solo un esempio. Che va esteso alle porte infrastrutturali di crescita dell’intera regione, dallo sviluppo degli aeroporti al potenziamento del porto di Civitavecchia e dell’intermodale per tutto il Centro-Sud. La scommessa che facciamo è che l’amore per Roma e il Lazio non siano sentimenti oleografici per il 150esimo dell’Unità italiana. Sono un atto di fiducia perché solo se il Lazio continua a crescere più della media nazionale, l’Italia regge meglio la sua bassa crescita complessiva.

 

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