Dossier – I valori dell’estremo freddo degli Inuit

Rispetto alla pittura e alla scultura, la fotografia e i reperti hanno una maggiore capacità di trascinarci verso una più realistica evasione, verso mondi e luoghi lontani. Ci consentono di studiare volti ed espressioni quasi per quello che sono davvero, nella realtà. Quante volte ci siamo chiesti come vivessero quei popoli tanto famosi quanto lontani, come gli abitanti dell’Isola di Pasqua, o gli Eschimesi, più correttamente popolo Inuit, disseminati in una vastissima estensione territoriale comprendente le regioni e le isole più settentrionali del Canada, la Groenlandia, la Siberia e l’Alaska. Aperta presso la Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina fino al 25 gennaio 2015, la mostra Noi Inuit. I popoli del freddo artico, ci racconta la vita inuit, forgiata da condizioni estreme e da usanze millenarie, conseguenza di un processo di adattamento tanto arduo quanto perfetto.

Oltre a numerose fotografie, sono esposti reperti etnografici come indumenti, strumenti di lavoro, armi per la caccia, mezzi di trasporto, giocattoli, oggetti domestici e cultuali, arte e statuette in vari materiali, rinvenimenti delle ricerche etnografiche condotte tra il Canada, la Groenlandia e l’Alaska fra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del secolo scorso. Osservando questi oggetti, possiamo notare come gli abitanti dei ghiacci preservano molte delle antiche usanze e credono nei valori della loro cultura originaria, come l’importanza di un equilibrio armonico che permetta alla comunità di vivere in pace e tranquillità, il forte senso di condivisione e cooperazione, il rispetto per le persone anziane e per la famiglia in generale, la valorizzazione dell’individuo. Insomma, tutto da imparare.

@ARTempi_

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