Dopo la morte di Chavez il Venezuela cerca «una pace che merita tanto»

Dopo la morte del presidente, il leader dell'opposizione Henrique Capriles pronuncia un discorso di pacificazione nazionale

Alla notizia della morte di Hugo Chavez l’opposizione si è riunita immediatamente per esprimere i propri sentimenti al paese. Il suo leader, Henrique Capriles, ha poi parlato con i venezuelani, generando un clima inusuale per un paese abituato a una dittatura che in 15 anni ha generato molta violenza, paura e precarietà.

PAROLE NUOVE. «Del presidente siamo stati avversari. Non nemici», ha detto il leader, quando invece avrebbe potuto parlare apertamente di tutti i danni causati dal regime. «Questo – ha proseguito – è un messaggio di rispetto e responsabilità. Un messaggio di rispetto per tutti i venezuelani. Tutti, senza eccezioni, senza divisione, senza discriminazioni. Per tutti i cittadini semplici e i militari di tutti i ceti sociali, provenienti da tutti gli angoli del nostro paese, di tutte le età e di tutte le fedi». Di più, il leader ha espresso comprensione per il «dolore della famiglia del presidente defunto, dei suoi compagni e di molti venezuelani in tutte le regioni», perché se «abbiamo avuto disaccordi che sono noti, una cosa è l’uomo, un altra sono le sue posizioni e le sue azioni. E questo non è il momento di sottolineare ciò che ci separa».
Così ha detto e non era scontato. E anche se tra il dire e il fare si sa quanto ci sia di mezzo, Capriles si è spinto più in là, cercando di dettare i primi passi per rendere l’auspicio realtà: «Durante le ore di angoscia le famiglie, e il popolo è come una grande famiglia, si uniscono in preghiera». Da qui, ha continuato, sarà poi possibile quello che «si impone» come il secondo passo decisivo: «Un dialogo sincero tra tutti i settori della società venezuelana».

ANSIA E PAURA. Capriles ha poi interpretato il sentimento del popolo sapendo che, come lui, milioni di venezuelani si stanno chiedendo che cosa accadrà, provando ansia e paura. E ha continuato chiarendo che «coloro che si sono presi la responsabilità di servire, sono in dovere di far capire a ogni padre e madre di famiglia, a ogni ragazzo, bambino, anziano, che questo è il paese di tutti». Perciò la responsabilità è di ciascuno per garantire «la pace che questo paese merita tanto». Il Venezuela, ha continuato, richiede ai cittadini di essere all’altezza della situazione, che significa innazitutto rispettare realmente le regole democratiche contenute nella Costituzione. Infine l’appello alle forze armate: «Che siano al servizio di tutti, come scritto nella Costituzione».

COSA CI VUOLE ORA. La confusione, spiega a tempi.it un avversario del regime, «è ancor più accentuata dalla morte del caudillo, e le domande sul futuro post-chavista restano. Il cammino alternativo alla dittatura sarà sicuramente lungo. Ma non c’è venezuelano che in queste ore non sia colpito da un clima nuovo in cui tutti continuano, sulla scia di Capriles, a parlare solo di pace, rispetto e unità. Ma perché questa tensione buona e reale non decada e diventi strada occorre qualcuno che abbia una visione e sappia indirizzarla e sostenerla».

@frigeriobenedet

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