Il dibattito sul pos? «Noioso e surreale»

Le polemiche sul no ai pagamenti elettronici sotto i 60 euro sono «un ballon d'essai tipicamente italiano. Abitudine e mercato fanno più di un obbligo di legge». Parla Alberto Mingardi (IBL), che sul tetto al contante dice: «Ha ragione Meloni»

Quello sul pos è «un dibattito noiosissimo e abbastanza surreale». Non si fa catturare dalla polemica della settimana, Alberto Mingardi, quella sulla misura contenuta nella manovra del governo che toglierebbe l’obbligo per gli esercenti di accettare i pagamenti elettronici sotto la soglia dei 60 euro. Professore allo Iulm e direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, Mingardi osserva con divertito stupore la discussione sui caffè pagati col bancomat.

«Guardiamola dal lato di chi dice che questa misura incentiva di per sé l’evasione: in quali casi potrebbe essere così? Per le categorie che arrivano alla soglia di quella che viene chiamata impropriamente “flat tax”, e che quando superano quella soglia vedono un vistoso aumento di imposta. In questi casi, forse, qualche sospetto che la misura possa aumentare l’evasione potrebbe essere fondato», dice.

Pos obbligatorio, «nudge che ha funzionato»

Parliamo di categorie molto limitate, però, perché come fa osservare Mingardi non è solo la vicinanza alla soglia che conta, ma è anche l’importo. «Qui parliamo di chi fa pagare cifre sotto i 60 euro, quindi sostanzialmente di tassisti». Dei tassisti parleremo tra poco, prima chiediamo al professore se davvero questa misura (nel caso in cui venisse confermata dopo le osservazioni di Bruxelles, Bankitalia e il passaggio parlamentare) farebbe tornare indietro clienti ed esercenti, oggi sempre più abituati ai pagamenti elettronici.

Quello del pos obbligatorio è stato «un nudge che ha funzionato», una “spinta gentile” del legislatore per abituare le persone a pagare con le carte, «e ha funzionato non soltanto in Italia ma in tutto il mondo: qualunque fosse la soglia minima ci siamo tutti spostati poco per volta sui pagamenti elettronici».

Sul pos non si torna indietro, anche senza obbligo

Il periodo in cui c’è stato l’obbligo di pos ha spinto molti a pagare con carta o smartphone anche somme molto modeste, osserva Mingardi, «sinceramente non credo che questa nuova misura spinga gli esercizi commerciali a tornare indietro». L’obiezione più comune è quella delle commissioni troppo alte, per cui per i piccoli pagamenti è più quello va alla banca che al commerciante. «Rispetto al passato le commissioni sono molto basse, sotto la media europea, quelle sotto i dieci euro sostanzialmente non ci sono: quell’obiezione ormai non regge più».

I dati dicono che l’Italia è uno dei paesi europei in cui in media si usa di più il contante, ma è vero che le nostre abitudini sono cambiate: «Dieci anni fa nessuno avrebbe pagato il cappuccino con il bancomat, oggi lo fanno sempre più persone: nel momento in cui da parte delle persone c’è la domanda di usare quello strumento, a me sembra improbabile che, siccome non c’è più l’obbligo, tra l’altro solo al di sotto di una certa cifra, improvvisamente le persone non lo useranno più».

«Sul tetto ai contanti ha detto bene il premier»

C’è chi la butta sulla libertà. «Le libertà in gioco sono due», osserva Mingardi, «c’è la libertà del commerciante di farsi pagare come ritiene, dall’altra la libertà di avere più strumenti possibili per pagare da parte del cliente». L’impressione è che sia una misura che non cambierà le sorti del paese, perché inserirla in manovra? «Credo per una ragione eminentemente simbolica», dice il professore, come simbolo di altre battaglie combattute dal centrodestra, «anche se ha una salienza molto inferiore rispetto alla questione del tetto dei contanti, su cui penso abbia detto bene il presidente del Consiglio quando ha fatto notare che varia da paese a paese in Europa e ha ricordato che il Trattato dell’Unione Europa dice che se uno ha delle banconote le può spendere, dal momento che hanno valore legale: un argomento molto più forte delle chiacchiere sull’evasione fiscale…».

Così come sono in gran parte chiacchiere quelle sull’evasione fiscale di chi rifiuta il pagamento con carta elettronica sotto i 60 euro: «Qual è l’artigiano, il falegname, l’idraulico… che fa un conto inferiore a 60 euro?». Diverso è il caso dei venditori al dettaglio, però. «Vero, ma c’è la concorrenza della grande distribuzione, tutta organizzata sui sistemi di pagamento moderni: mi sembra improbabile che un fruttivendolo smetta di usare il pos sotto i 60 euro quando la gente può andare al supermercato e pagare con la carta». 

Tassisti, categoria di evasori? No

Eppure da giorni non si parla d’altro, come se questa decisione cambiasse le sorti del paese: «È un grande ballon d’essai italiano, commissioni basse e nuove abitudini in buona parte del paese lo rendono un dibattito superfluo». C’è chi dice che sia un favore ai tassisti, dipinti in questi giorni su social e giornali come cattivi evasori che minacciano i clienti che chiedono di pagare con il bancomat rifiutandosi di tirare fuori il pass e rispondendo a suon di “la pacchia è finita”.

A differenza di altri commercianti, che sono inseriti in una dinamica concorrenziale che disciplina il mercato senza che ci sia bisogno di leggi (se il fruttivendolo non mi fa pagare con il pos io andrò al supermercato, banalmente), «i tassisti invece si possono mettere tutti d’accordo e decidere che una volta entrata in vigore la nuova norma il pos sotto i 60 euro non venga usato da nessuno».

Teoricamente, almeno. «Se andiamo a vedere nel dettaglio, almeno nelle grandi città i tassisti hanno tutti le app per le prenotazioni, e la app ha il pagamento elettronico incorporato. Cosa fanno, smettono di usare MyTaxi ed equivalenti per rifiutare i pagamenti col pos? Possibile, ma improbabile».

Auspicabile non vuol dire per forza obbligatorio

Perché, allora, tutto questo clamore mediatico? «Per due motivi, credo: il primo è che è una misura che “colpisce” molte persone: i tassisti sono quelli che vorrebbero usare meno il pos, ma i loro clienti – tendenzialmente persone con un reddito medio-alto – sono quelli che vorrebbero usarlo di più. Il secondo motivo del dibattito è che in Italia si fa confusione tra ciò che è auspicabile e ciò che dovrebbe essere obbligatorio: siccome potere pagare con il pos dove vogliamo è una buona cosa, pensiamo che una legge deve permettercelo per qualunque importo e in qualunque luogo. Invece bastano nudge e abitudini ormai radicate». Senza noiose e ideologiche discussioni.

Foto Ansa

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