Di cosa starà parlando quel Cristo politico-filosofo?

Il mosaico di santa Pudenziana e l'ordine del civis romanus san Paolo

«Possiamo difendere la dottrina giusta e gridarla davanti a tutti senza che l’altro si senta minimamente colpito, senza che cambi minimamente il suo modo di guardarci. Possiamo gridare tutte le nostre sacrosante ragioni, possiamo richiamare valori etici pur giusti, senza riuscire a spostare gli altri neanche di un millimetro: anzi, essi ci vedono come dei clown. Un cristianesimo ridotto a insieme di valori o a leggi da rispettare sembra loro una pagliacciata e noi cristiani dei clown, parte del circo».

Quando ho letto queste parole di don Julian Carron, mi è tornato in mente il mosaico dell’abside di santa Pudenziana, basilica romana edificata fra la fine del IV e l’inizio del V secolo dopo Cristo. In quel meraviglioso mosaico, Cristo e gli apostoli indossano le classiche tuniche romane, si presume quelle dei senatori. Al centro dell’immagine, Cristo è seduto su un trono riccamente ornato. Come hanno notato illustri critici, non sembra un re che impartisce ordini ma piuttosto sembra allo stesso tempo un senatore che discute una mozione e un filosofo-docente che fa una lezione, suscitando vivaci reazioni nell’uditorio dei discepoli, che appaiono allo stesso tempo senatori e alunni.

Non sfugga che dietro e al di sopra dei discepoli (sottolineo: al di sopra) ci sono due figure femminili, presumibilmente santa Pudenziana (a destra) e santa Prassede (a sinistra): fate vedere questa immagine a chi ancora non crede che il Cristianesimo ha nobilitato la donna, riconoscendole finalmente il diritto, negatole ostinatamente dai pagani, di partecipare attivamente alla vita pubblica.

A parte questo, di che cosa può parlare quel Cristo politico-filosofo, se non di leggi civili, concetti filosofici, principi etici e valori morali? Era il quinto secolo dopo Cristo, l’impero romano stava crollando e i cristiani, che pure avevano patito terribili persecuzioni da parte delle autorità romane nei secoli precedenti, si preoccupavano di salvare tutto il buono che c’era nella cultura romana. Il civis romanus san Paolo aveva infatti ordinato: “Vagliate tutto e trattenete ciò che vale”. E i cristiani avevano capito che c’era una cosa da trattenere a tutti i costi: la cultura filosofica antica (che sant’Agostino prima e san Tommaso valorizzarono e perfezionarono, portandone a galla le intuizioni di fede) e la cultura giuridica romana. Il Corpus iuris civilis non era perfetto, era necessario modificarlo in molti punti, ma nel complesso era giusto.

I cristiani avevano capito che per garantire la civile convivenza in una società pienamente umana non bastano i comandamenti e la legge naturale: occorre tradurre i comandamenti e la legge naturale in un corpo di leggi civili molto precise e molto rigorose. Avevano capito che, senza leggi civili, non sarebbe potuta sorgere nessuna nuova civiltà dalle macerie dell’impero. D’altra parte, era stata proprio una legge a permettere la diffusione della buona novella di Cristo nei territori dell’impero: l’editto di Costantino (313).

Che cosa ci dice oggi a noi il mosaico di santa Pudenziana? Ci dice che Cristo, incarnandosi, è entrato in tutti gli aspetti della vita umana: anche nella politica, nella giurisprudenza, nella filosofia del diritto e nella cultura filosofica in generale. Non riduciamo il Cristianesimo ad un insieme di leggi civili, concetti filosofici, principi etici e valori morali. Ma non riduciamolo neppure ad una bellezza senza legge, senza concetti filosofici, senza principi etici, senza valori morali, senza armi, ma pure senza carne e sangue.

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