Dalla City a Cristiada, una pasionaria per l’Europa

Sangue militare, una carriera a Londra, ramo finanza internazionale. Poi la malattia della madre e quell'idea pazza di portare Cristiada al cinema. Ecco chi è Federica Picchi

Federica Picchi è una di quelle persone dotate di una passione gladiatoria altamente raccomandabile. Citofonare ai boiardi del cinema per capire cosa accadde quando nel 2014 la sua Dominus Production iniziò a distribuire Cristiada, «ma a chi frega dei cristeros messicani, sarà un flop, datele la sala più piccola», dicevano, e invece alla prima a Milano si sono presentate 1.500 persone, che sono diventate in fretta 50 mila in tutta Italia. Tempi vi ha già raccontato come andarono le cose perché a promuovere la serata all’Uci Cinemas Bicocca c’era anche il nostro giornale; quello che non vi avevamo ancora raccontato è che a sbattere i pugni perché fosse distribuito un film uscito due anni prima in America (interpretato dal grande Andy Garcia, sì, eppure dedicato al tema così poco pop della persecuzione cattolica a inizio Novecento in Messico), era stata lei: 200 mila euro il minibudget investito dalla Dominus, 45 mila biglietti venduti esclusi i cinema parrocchiali, 140 sale raggiunte. Che con il film God’s not dead sono diventate 200.

«Sarà festa grande se staccherai 5 mila biglietti, mi dicevano con sufficienza. Però anche mio marito quando ho fondato Dominus mi aveva dato della pazza – racconta a Tempi la giovane imprenditrice spezzina e trapiantata a Firenze per amore -. Morale: oggi con i vertici di Uci c’è una bella amicizia e collaborazione, e la nostra casa editrice, discografica e di distribuzione fila come un treno ad alta velocità. Abbiamo due film in uscita, più di 300 sale coinvolte, un network di 2.000 rivenditori e tantissimo lavoro da fare». Per questo, quando il 27 aprile scorso Picchi ha lanciato la sua candidatura alle europee del 26 maggio con Fratelli d’Italia chi le vuole bene le ha dato nuovamente della matta. Ma tutti le hanno assicurato il voto e iniziato a fare campagna elettorale per lei. Perché sanno che Picchi non ha mai avuto tessere di partito in tasca, ma una libertà dall’irregimentazione politically correct e una passione gladiatoria che si è fatta storia.

IL PADRE UFFICIALE E LA CONQUISTA DELLA CITY

Tutto inizia quando Picchi, classe 1975, studi in Bocconi, borsa di studio alla Georgetown University di Washington, si trasferisce a Londra, dove si occupa di financial turnaround per aziende in crisi, prima, e di banca d’affari dopo: quattro anni in JP Morgan, tre in Standard bank, fino a ricoprire il ruolo di responsabile organization per strutture debiti e derivati per i paesi del Sub Sahara africani. Appena trentenne fornisce coperture di rischio alle aziende europee che investono in paesi ad alto rischio e finanzia progetti infrastrutturali di sviluppo. Consulenza strategica e finanza internazionale, insomma. Ed è brava, molto brava. «Io sono una perfezionista, papà ufficiale di Marina militare, un fratello militare, la disciplina ce l’ho nel sangue. Spesso papà stava via a lungo imbarcato e mia mamma, insegnante di supporto per i bambini portatori di handicap, ha insegnato in fretta a noi tre fratelli l’impegno e la responsabilità. Mi piaceva la competizione aperta, odiavo la vacuità retorica, adoravo l’economia e la finanza. Avrei dovuto sentirmi realizzata, avevo un ottimo lavoro e stipendio, non perdevo un obiettivo. Eppure ero inquieta, insofferente, capivo che la pienezza era di là da venire». 

CAPODANNO IMPREVISTO SUL PODBRO

Nel 2004, poche settimane prima di Natale e di un capodanno organizzato con un’amica a Saint Moritz, la sua mamma si ammala di tumore e Picchi sgomenta si accorge che credere in se stessa ed essere brava non può bastare, «non bastava a me, non bastava agli altri, davanti alla malattia della mamma e al mio limite, alla mia impotenza, il mio cuore doveva credere in qualcosa di più grande». L’amica le propone di cambiare destinazione per la notte di San Silvestro, Picchi accetta e si ritrova a Medjugorje: «È stato come rinascere, o meglio, tornare bambina. Pensavo di volere quell’appartamento che avevo appena comprato a Londra e invece volevo quello che aveva spinto tanti ragazzi intorno a me ad arrampicarsi lungo l’irto sentiero per il Podbro. Si chiama incontro, no? Io ero cattolica, ma l’esperienza viva di Cristo iniziò così». Nel 2008 il suo papà muore di infarto. La mamma inizia ad aggravarsi, Picchi decide di prendersi tre mesi per starle vicino: «La decisione di darmi al cinema è arrivata mentre le facevo compagnia nella casa di cura dove ha trascorso gli ultimi giorni. La tv era sempre accesa. Ero sconcertata e irritata dalla minestra di banalità di quel sottofondo. E siccome detesto rimbrottare e lamentarmi ho deciso che potevo provare a fare qualcosa».

«CECCHI GORI FALLISCE, TU SEI MATTA»

Il punto è che quel qualcosa per Picchi ha a che fare con Dio, un tema decisamente poco “sex and the city” da proporre ai colossi della comunicazione. E poi c’è chi le vuole bene, «Fede, tu non sai nulla di cinema, Cecchi Gori sta fallendo, l’editoria è in crisi, sei matta». Ma Picchi non si è fatta un mazzo così lavorando dalle 8 del mattino fino alle 9 di sera incontrando ministri delle finanze, imprenditori e politici dei paesi in via di sviluppo per farsi dare della matta. Punta su poche cose di qualità, punta sulla distribuzione, punta su quello che ora sa, cioè che la vita non è un reality, punta su quello che ama, la storia di Cristo, punta su quello che la gente dovrebbe sapere, cioè che prima della finanza esiste una leva per lo sviluppo umano, culturale e perfino economico, l’educazione. E siccome è brava a fare di conto, i numeri le hanno dato ragione.

«Oggi siamo alle prese con la fatturazione elettronica e so cosa comporti per le piccole imprese come la nostra. Implementare il gestionale, fornire corsi di apprendimento, avere il commercialista due volte alla settimana in ufficio si traduce in costi esorbitanti. Ad aprile le nostre fatture in emissione sono rimaste bloccate per due settimane per problemi di gestione dell’Agenzia delle entrate. Ma stipendi, iva e f24 vanno pagati, il peso fiscale si sente. Oggi vorrei assumere cinque persone e non posso: perché il dipendente è diventato un lusso che non posso permettermi. La micro-impresa in Italia, un tempo volano di crescita del paese, è vessata e torturata da una burocrazia asfissiante. I lavoratori dipendenti e autonomi soffrono, la disoccupazione giovanile è in drammatico aumento. Perché? Perché il lavoro ha perso il suo valore. Perché la persona ha perso il suo valore. Ma come ho già detto, detesto chi si lamenta senza provare a cambiare le cose. Vale nella vita, c’entra con la mia candidatura».

CARTA BIANCA SUI TEMI VALORIALI

Picchi era già stata corteggiata dalla politica, ma ha deciso di rispondere alla chiamata di Giorgia Meloni, candidandosi nella circoscrizione del centro (Lazio, Umbria, Marche, Toscana) e Nord Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta) dopo aver sentito il suo intervento al Congresso delle famiglie di Verona. «Meloni è una combattente. Ho chiesto carta bianca sui temi valoriali e mi è stata data. Il mio lavoro di imprenditrice consiste nel diffondere storie che scuotano e risveglino dal profondo l’attrazione per la bellezza e la verità. Quando ne parlo nell’industria del cinema mi guardano con sufficienza o come se dovessi essere internata. Ma a nessuno sfugge la portata di un popolo che intorno a queste storie si sta radunando».

È a questo popolo che Picchi si rivolge candidandosi con Fratelli d’Italia. Perché sul valore assoluto della vita nascente, la famiglia, la piccola media impresa, la disumanità dell’utero in affitto, delle cliniche della morte «Giorgia Meloni conduce con grandissima ragionevolezza laica la stessa battaglia che io porto avanti con fede. Più delle parole contano i fatti, pensiamo solo al caso di Alfie Evans». Tutti le hanno dato della matta, tutti le hanno detto che la voteranno. Citofonare alla banca d’affari di Londra, ai colossi del cinema, a chi ha staccato negli ultimi anni decine di migliaia di biglietti della Dominus Production per capire quanto una passione gladiatoria per la libertà, fuori da ogni lamento e irregimentazione politicamente corretta possa diventare popolo. Un popolo contagioso.

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