Dagli Atti degli Apostoli. Fang, Thailandia, 2015

Lettera di un missionario che racconta cosa accade là dove la fede è testimoniata in parole e opere. «La missione alle genti continua»

Il primo blog dell’anno 2016 comunica ai lettori una buona notizia. La missione alle genti continua, nuove popolazioni conoscono Gesù Cristo, sentono il gioioso stupore di amarlo, entrano nella Chiesa e si impegnano per farlo conoscere. Il racconto di padre Gianni Zimbaldi, mio coscritto del 1929, missionario prima in Birmania (1957-1966) e poi nel Nord Thailandia (dal 1972 ad oggi), semplice e denso di fatti, convince più di tanti ragionamenti. Spesso si sente dire che la missione alle genti è finita, è compito delle Chiese locali. Ebbene, non è così. La missione alle genti continua, non solo in Africa, ma in diversi paesi dell’Asia e Oceania anche con missionari stranieri (a volte con varie limitazioni), almeno come sperimentiamo noi del Pime in Bangladesh, India, Birmania, Hong Kong, Cina, Thailandia, Cambogia, Filippine, Giappone, Papua Nuova Guinea; ma anche in altri paesi asiatici. Buona lettura di questo gioioso lampo di luce dagli Atti degli Apostoli attuali, là dove la Chiesa nasce adesso.
Piero Gheddo

Caro padre Piero, gli auguri per l’Anno nuovo 2016 mi offrono l’occasione per inviarti buone notizie del distretto missionario di Fang nel Nord Thailandia, da me fondato nel 1972 partendo da zero. Ora c’è il nuovo parroco, il milanese padre Marco Ribolini, 42 anni, in Thailandia dal 2004 e anche un vice-parroco nero che viene dal Mato Grosso (Brasile), padre Lorenzo Braz de Oliveira, in Thilandia da quattro anni, incaricato di seguire i bambini/e nell’ostello di Fang. Io sono qui per aiutarli, la mia salute grazie a Dio è buona e riesco ancora a visitare i villaggi. Quando ho iniziato il ministero missionario fra i tribali animisti nella diocesi di Chiang Mai, i cristiani battezzati non arrivavano a 20.000. Ora sono più di 60.000 e ci sono 20.000 catecumeni che vivono nei villaggi cattolici e si preparano al battesimo. Allora c’era solo un sacerdote diocesano, ora i sacerdoti diocesani sono una trentina.

Il vescovo non solo è contento di noi, ma ci chiede di occuparci di altre zone. La diocesi di Chiang Mai comprende otto grandi province con una popolazione di 5.685.000. I cattolici sono 71.694, i sacerdoti diocesani solo 30, in un territorio forestale e montagnoso, vasto come Lombardia e Piemonte. Il vescovo accetta le congregazioni religiose che vogliono lavorare nella diocesi, i preti religiosi sono 67 (una trentina thailandesi). Il nostro distretto missionario di Fang sta preparando la divisione con la fondazione di un nuovo distretto a Ban Theut Thai. Stiamo costruendo le strutture necessarie, pregando il Signore per i benefattori che ci aiutano.

Come tutti gli anni, anche quest’anno nel distretto ci sono un centinaio di adulti che si preparano a ricevere il battesimo. Sono catecumeni che vivono in villaggi cattolici da alcuni anni, frequentano le funzioni religiose e chiedono di essere ammessi ai sacramenti. Li segue un catechista e quando sono pronti si battezzano. Grazie al Signore Gesù, abbiamo la consolazione di vedere la comunità cattolica crescere ogni anno. L’anno scorso, nella diocesi di Chiang Mai si sono amministrati più di mille battesimi di adulti, quasi tutti tribali animisti.

La missione ha due ostelli a Fang e a Ban Theut Thai (100 chilometri lontano da Fang) quest’anno abbiamo 170 ragazzi/e, che sono il futuro della comunità cristiana. Nell’ostello di Fang c’è padre Lorenzo de Oliveira e ci sono suore che lavorano, ma sono indiane e pachistane; a Ban Theut Thai (dove ci sarà il nuovo distretto missionario) non ci sono padri né suore. Diversi ex-alunni/e di questi ostelli ora sono capovillaggio, guidano il servizio religioso festivo nella cappella e si dimostrano responsabili nelle famiglie che si sono formate. La gente capisce l’importanza di una educazione civile e cristiana e manda i figli all’ostello, anche se questo richiede un sacrificio economico. Fra tanti bambini/e e ragazzini/e nella missione di Fang non ci si annoia mai e la vita scorre tra qualche contrattempo, ma anche con momenti piacevoli che vengono dalla voglia di vivere e dai sorrisi di questi bambini/e.

Lo scorso aprile, in un villaggio A kha è stata  benedetta una nuova cappella di legno rialzata, in modo che sotto c’è uno spazio libero da usare per i raduni della gente. In un altro villaggio A kha in giugno ho benedetto e celebrato la prima S. Messa in una nuova cappella, costruita in muratura e nella quale possono sedersi comodamente più di 130 persone. Queste cappelle stabili sono volute dalla gente che, secondo le loro possibilità, si tassa per contribuire alle spese. Nei miei 43 anni a Fang il Signore mi ha aiutato a costruire cappelle stabili (in legno o in muratura) in 32 villaggi. L’esperienza mi insegna che le cappelle stabili rafforzano la fede dei cristiani, che sono orgogliosi di avere un luogo decente dove radunarsi per le funzioni religiose, per le istruzioni catechetiche o per altri incontri.

La settimana scorsa, da vari villaggi 48 uomini (catechisti responsabili del servizio liturgico nei villaggi) sono venuti per un incontro di due giorni. Sono il braccio destro del missionario: dirigono la preghiera festiva nelle cappelle e, quando ci sono ammalati, vanno a pregare nelle case. Essi mantengono viva la fede nei villaggi che il sacerdote può visitare soltanto ogni due, tre mesi.

Il 9 dicembre, in un villaggio A kha abbiamo festeggiato solennemente una ragazza A kha che ha fatto la sua professione religiosa. E’ la prima suora di etnia A kha della Thailandia che dona la sua vita per servire il Signore. Per la festa sono intervenuti centinaia di cristiani per ringraziare il Signore per il dono fatto alla tribù A kha chiamando al suo servizio una della propria gente. Lo scorso giugno il vescovo di Chiang Mai aveva consacrato il primo sacerdote della Thailandia di etnia A kha. Questi eventi sono motivo di gioia per noi missionari perché la parola del Signore si radica fra queste popolazioni e, gradualmente, saranno in grado di continuare il ministero religioso da soli, senza l’aiuto di personale proveniente dall’estero.

L’aspetto più consolante delle conversioni di adulti è che questi nuovi battezzati (neofiti) entrano nella Chiesa con un grande amore a Gesù Cristo e il fuoco dello Spirito Santo nel cuore. Spontaneamente parlano di Gesù e trasmettono la fede in Cristo con l’esempio e il racconto di quanto è bello amare Gesù: se lo cerchi si fa trovare e se lo trovi, non lo lasci mai più, perché è bello rimanere con Lui.

Due mesi fa viene a trovarmi un capovillaggio pagano e mi dice: «Padre, tre famiglie cristiane dalla Birmania sono venute ad abitare nel nostro villaggio, non si uniscono alle nostre pratiche pagane, ma la domenica si radunano in una casa per la preghiera. La loro vita nel villaggio è un esempio per noi, e anche noi abbiamo deciso di farci cristiani. Per questo ti chiedo un catechista, perché anche noi possiamo conoscere l’insegnamento di Gesù».

Un giovane orfano che avevo preso alla missione quand’era ragazzo, un giorno viene a dirmi che voleva tornare con la famiglia che si era formato al suo villaggio tra i suoi parenti ancora pagani. Io cercavo di dissuaderlo dicendogli che il villaggio è lontano, i parenti sono pagani e non sanno nulla di Gesù: «Se vai a vivere in un ambiente pagano, diventate pagani anche tu e i tuoi cari». Ma lui ha voluto tornare. Un anno dopo, tre uomini si presentano alla missione e mi dicono: «Quel ragazzo che tu hai educato nella missione è tornato fra noi con la sua famiglia e i suoi figli. Quel giovane parente è di esempio a tutti noi, è amico di tutti, sa perdonare le offese e quando ci sono ammalati o gente in difficoltà lui si impegna ad aiutarli. Nella sua casetta ha messo un’immagine sacra davanti alla quale prega con la sua famiglia e nelle conversazioni ci parla spesso di Gesù e dei cristiani. Abbiamo capito che l’insegnamento di Gesù ci aiuta ad essere buoni, per questo vogliamo diventare cristiani come lui, e ti chiediamo di inviare un catechista a vivere con noi».

Giovanni Zimbaldi

tratto dal blog di padre Piero Gheddo

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