Cristiada. «Perché ho deciso di produrre il film? Spero che la gente impari a battersi come i cristeros»

In occasione della prima italiana di Cristiada (da vedere al cinema con Tempi), parla il produttore: «Nessuno sa delle persecuzioni anti-cattoliche nel mio Messico»

Il 15 ottobre alle ore 20,30 presso l’Uci Cinemas Bicocca di Milano ci sarà la “prima” italiana di “Cristiada” (qui trovate tutte le informazioni sulla serata). Il settimanale Tempi in edicola dedica la copertina all’evento con una intervista esclusiva al famoso attore hollywoodiano Andy Garcia, il protagonista del film (nei panni del generale Enrique Gorostieta), e una al produttore, Pablo José Barroso. 

«Chi sei tu se non ti batti per ciò in cui credi?». È questo il messaggio che un anziano sacerdote, prima di essere fucilato dai soldati del governo Calles, ha lasciato al giovane José, che a 14 anni ha dato la vita per Cristo come tanti altri cristeros durante le persecuzioni anti cattoliche degli anni Trenta in Messico.

Ma questo è anche il messaggio che il produttore di Cristiada, Pablo José Barroso, vorrebbe che i suoi spettatori trattenessero dalla visione del film: «Io spero che la gente esca dalle sale con la percezione di aver visto un ottimo film – dichiara a Tempi – ma anche con la consapevolezza che bisogna combattere per ciò in cui si crede».

Imprenditore edile messicano, Barroso produce film dal 2005. Alla fine del 2008 ha iniziato a lavorare a Cristiada: «Io sono stato cresciuto come cattolico ma non sapevo niente di questo periodo della storia del mio paese, al pari del 70 per cento dei messicani. Quando sono venuto a conoscenza della vita di questi eroi, che hanno cambiato totalmente la storia del Messico e di questo continente, ho pensato che dovevo raccontarla con le migliori tecnologie a disposizione».

Uscito in Messico nel 2012, il film è stato un successo: «Non so quanta gente dopo averlo visto mi ha detto: “Ho letto molti libri sulla storia del Messico e non ne sapevo niente. È davvero incredibile”».

Eppure Barroso ha dovuto faticare per distribuire il film, che in America («e non solo») è stato soggetto a una vera e propria «censura»: «Abbiamo lavorato duramente con i migliori storici ed esperti per avere la sceneggiatura il più fedele possibile a quanto avvenuto. Sfortunatamente questa è una pellicola che la distribuzione non vuole che la gente veda, anche se ha tutte le carte in regola: ottimi attori, come Eva Longoria e Andy Garcia; eccellenti professionisti, come Dean Wright, che ha lavorato a Titanic e al Signore degli anelli. Nonostante questo, non ci hanno permesso di distribuirlo negli usuali tempi commerciali».

Il film ha molto da insegnare anche oggi: «L’uomo ha la memoria corta e si dimentica di quanto successo in passato. Oggi la fede è di nuovo in pericolo e non solo in Iraq. Anche negli Stati Uniti si cerca di imporre un pensiero unico dicendo alla gente cosa pensare e ciò in cui credere. Penso al valore della vita. Io spero che la gente impari a battersi come i cristeros, che hanno difeso la loro fede al grido di “Viva Cristo re”. Solo così quanto successo in Messico non si ripeterà più».

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