Così, mentre Pil crollava, si è impennata l’economia online

Il boom dell'e-commerce durante il lockdown e la nuova attenzione al digitale delle Pmi italiane

Durante il lockdown i cittadini e le aziende hanno avuto l’occasione di capire quanto la tecnologia digitale possa fare per modificare la nostra routine quotidiana di vita e di lavoro. Lo smart working non sarebbe stato possibile senza infrastrutture e tecnologie duttili e immediate che hanno consentito a parecchie persone di lavorare riducendo gli spostamenti. Vale anche per il commercio elettronico, che durante la pandemia ha raggiunto tassi di utilizzo e diffusione tali da fare prevedere scenari e opportunità molto interessanti anche per l’economia.

Il 92 per cento dell’e-commerce si riferisce a scambi tra imprese (il cosiddetto B2B), mentre il restante 8 per cento si riferisce all’e-commerce dei consumatori finali (o B2C). Si stima che nel periodo marzo-giugno 2020, il volume delle vendite via e-commerce sia salito del 25 per cento rispetto allo spesso periodo del 2019. Tale andamento è particolarmente significativo nel difficile contesto del secondo trimestre 2020, in cui il Pil in Italia crolla del 15,8 per cento rispetto al primo.

I BENI PIÙ VENDUTI ONLINE

In chiave merceologica, i prodotti maggiormente acquistati online sono abiti, beni alimentari, articoli sportivi, articoli per la casa, attrezzature elettroniche. Tra i servizi, dominano film, musica e servizi di comunicazione.

UN CANALE IN ASCESA

Nel corso dell’emergenza sanitaria anche le piccole imprese hanno decisamente aumentato l’utilizzo del canale digitale per comunicare con clienti, fornitori e colleghi di altre unità produttive. Oltre la metà delle aziende ha implementato l’utilizzo di una o più tecnologie digitali tra le quali sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione online e, appunto, e-commerce. In particolare, oltre il 70 per cento di queste aziende ha aumentato l’utilizzo di uno o più strumenti digitali, il 30 per cento ne ha accresciuto le funzionalità e il 21 per cento ha introdotto uno o più strumenti digitali non presenti in azienda prima della pandemia.

FOCUS SUL DIGITALE

Il tasso di aumento delle Pmi attive nell’e-commerce si è decisamente impennato salendo al 20 per cento, un ritmo doppio rispetto al trend medio annuo, che si attesta intorno al 10 per cento. Nonostante ciò il tasso di utilizzo delle tecnologie digitali rimane molto inferiore in Italia rispetto ad altri paesi. L’accelerazione causata dalla crisi tuttavia ha consentito a molti imprenditori di superare resistenze e dedicare maggiore attenzione alla tecnologia digitale e all’innovazione, mettendola in cima alle priorità: sarà fondamentale lavorare per ridurre al massimo i costi di transazione della trasformazione digitale delle imprese, in particolare delle micro e piccole.

COSTI IN RIDUZIONE

I costi della tecnologia – a proposito – sono in costante discesa: oggi è possibile costruire il proprio negozio virtuale ed essere presenti sulle principali piattaforme a costi molto bassi, ampiamente ripagabili grazie ai proventi delle prime vendite online.

Servono professionalità competenti che affianchino le imprese con metodo, aiutandole a individuare le soluzioni più adatte, i percorsi evolutivi, le strategie vincenti. In questo modo sarà possibile traghettare le nostre imprese verso una nuova normalità che le veda più solide e innovative, ma ancora in grado di produrre soprattutto qualità.

Francesco Megna, autore di questo articolo, è commerciale settore banking

Foto pxhere.com

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