Corano bruciato: proteste. Cristiani cacciati: silenzio

Scontro diplomatico tra Svezia e Iraq dopo il gesto di uno scellerato provocatore. Intanto il paese mediorientale espropria le chiese cristiane, e tutto tace

Il caso diplomatico apertosi tra Svezia e Iraq riapre una ferita mai rimarginata tra l'Occidente e il mondo islamico. Il primo ministro iracheno Mohammed Shia Al Sudani ha chiesto all’ambasciatore svedese a Bagdad di andarsene e ha ordinato al ministero degli Esteri di ritirare l’incaricato d’affari iracheno dall’ambasciata a Stoccolma. In più, l'Iraq ha sospeso la licenza del colosso delle telecomunicazioni svedese Ericsson per operare nel paese mediorientale.

Tutto questo perché Salwan Momika, un esaltato cristiano di origine irachena da anni residente in Svezia, si è reso protagonista di gesti scellerati e provocatori. Il 28 giugno aveva bruciato alcune pagine del Corano davanti alla sede della Grande Moschea di Stoccolma. L'altro giorno ha calpestato il testo sacro dell'islam davanti all’ambasciata irachena a Stoccolma. In risposta, i sostenitori del leader religioso Moqtada al Sadr hanno assaltato l’ambasciata svedese a Bagdad cercando di darle fuoco. Ritorsione che h...

Contenuto riservato agli abbonati: abbonati per accedere.

Già abbonato? Accedi con le tue credenziali:

Exit mobile version