Coppi comunista? Nel silenzio della cabina elettorale votava Dc come l’amico e rivale Bartali

Lo storico Mimmo Franzinelli sfata il mito: «Il campionissimo non era ateo e di sinistra ma cattolico» e aveva una solida amicizia con l'arcivescovo Montini di Milano

Che il Giro abbia unito l’Italia più di quanto abbiano fatto Garibaldi e Vittorio Emanuele è cosa nota. Come è noto che la rivalità sportiva tra Gino Bartali e Fausto Coppi ha infiammato e diviso i cuori degli italiani, portandoli a schierarsi per l’uno e per l’altro campione. Quello che in pochi sanno, però, o non hanno voglia di ammettere, è che la contrapposizione tra il Bartali cattolico, che votava Dc, e il Coppi “laico” – per non dire ateo – e di sinistra, è una sacrosanta balla. Lo ha chiarito una volta per tutte, grazie agli archivi del memorabile patron del giro Vincenzo Torriani, lo storico Mimmo Franzinelli, autore del saggio Il Giro d’Italia che, in un’intervista all’Avvenire, spiega: «Nel mio libro sfato un mito: quello di Coppi comunista. Da alcuni documenti, infatti, ho trovato che il campionissimo votava Dc. Certo, la condotta personale lo ha fatto percepire come l’irrequieto e il “laico”, ma in realtà era cattolico». Proprio come Bartali.

AMICI. Il tentativo di trasformare Coppi in un’icona pop di sinistra e simbolo d’indipendenza è nato contrapponendo forzatamente il campionissimo a Bartali, ritratto come il cattolico un po’ bigotto, ma che in realtà si è dimostrato più di una volta amico vero e guida, nella vita e nello sport, prodigo di saggi consigli per il compagno di avventure più giovane e fragile. Il mito del Coppi ribelle è cresciuto di pari passo con la sua personale e drammatica vicenda umana, più volte strumentalizzata, che lo portò a lasciare la moglie Bruna Ciampolini, dalla quale aveva avuto la sua primogenita Marina, per stare con l’amante Giulia Occhini, meglio nota come la Dama Bianca, vivendo con lei una relazione extraconiugale che divenne pubblica solo nel 1953, e che regolarizzò con un matrimonio in Messico (in Italia non poteva).

MONTINI. Quello che però spesso e volentieri è omesso dalle ricostruzioni è il riavvicinamento di Coppi, poco prima di morire, alla Chiesa cattolica e in particolare il dialogo, di cui non mancano le prove, instauratosi con l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, al quale chiese consiglio sulla sua particolare situazione familiare e su quale potesse essere la soluzione migliore per evitare sofferenze ai suoi cari.

@rigaz1

Exit mobile version