Conte e quel vizietto di rieducare il popolo

Ad Assisi il premier promette di occuparsi della «rigenerazione interiore sul piano culturale» dell'Italia. Non è compito suo, giù le mani dall'anima dei cittadini

Caro direttore, meno male che ad Assisi c’è la tomba del giovanissimo beato Carlo Acutis (sicuramente futuro santo), che, nel suo splendore, riequilibra parole oscure ed inquietanti dette il 4 ottobre, sempre ad Assisi, dal nostro premier; parole riferite senza commenti da cronisti cartacei e televisivi. Infatti, il nostro Giuseppi, nel suo discorso pieno di luoghi comuni e di promesse retoriche, ha anche detto che per l’Italia occorre non solo un grande e storico (naturalmente!) rilancio economico, ma anche una «rigenerazione interiore sul piano culturale». Cioè, il capo del nostro governo non si limiterà a costruire infrastrutture, a favorire l’innovazione, a promuovere la banda larga e così via elencando, ma ha detto espressamente, dall’alto della basilica francescana, con a fianco fior di monsignori e frati, che si preoccuperà anche della nostra anima e della nostra mente, promuovendo la nostra “rigenerazione”.

In altre parole, ha detto le stesse cose che normalmente dicono i dittatori, che hanno questo vizietto: impossessarsi sia del corpo che dell’anima del popolo dei cittadini. Abituato ad emettere, quasi ogni mese, un dpcm (che tutti i costituzionalisti, Mattarella escluso, ritengono incostituzionale) il nostro Conte si sta montando la testa e vuole entrare in campi che non competono né a lui né al suo governo né ai partiti che lo sostengono. Faccia quel che deve fare, ma tenga giù le mani dai cittadini, i quali sanno come pensare alla propria cultura ed alla propria anima. La smetta di pensare alla rieducazione del popolo, come il suo amico Zan sta cercando di fare introducendo a tutti i costi, in questo momento drammatico della vita nazionale, la legge sull’omofobia, che costituisce un gravissimo attacco alla libertà di pensiero e di opinione prevista dall’articolo 21 della nostra Costituzione.

Si dice, molto giustamente e drammaticamente, che il nostro paese (come il mondo intero) manca di leader: è molto vero, anche se non sempre la cosa sembra pericolosa. Ma quando una persona che non è un leader cerca di diventarlo a tutti i costi, con l’aiuto dei soliti pennivendoli, allora diventa anche pericolosa, come è pericolosa la frase detta da Conte ad Assisi. La nostra povera Italia attende ancora che vengano ricostruite le zone terremotate, attende che lo Stato aiuti la creazione di posti di lavoro, attende che le scuole funzionino liberamente, attende che l’agricoltura venga aiutata dopo le gravi inondazioni, attende di poter votare e Conte, vicino alla tomba del povero San Francesco, dice di volere “rigenerare” la testa ed il cuore degli italiani. Non è compito suo. Teniamolo a bada questo Conte ed i suoi amici: vigiliamo perché non compia più passi avanti verso una sorta di regime. E chi ha compiti educativi nella società italiana si sbrighi ad educare giovani e adulti alla libertà, prima di vedere girare per l’Italia dei balillini con la divisa giallorossa.

Foto Ansa

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