Condannato a trent’anni, viene assolto. L’incredibile vicenda di Emanuele Piazzese

Accusato di aver ucciso su commissione la donna di un pentito, è stato assolto dalla Cassazione che ha ribaltato la condanna di Giuseppe Gennari, lo stesso giudice del caso Kaleidos

Proprio nei giorni in cui esce il suo libro (Le fondamenta della città. Come il Nord d’Italia ha aperto le porte alla ‘ndrangheta, Mondadori), il giudice Giuseppe Gennari – recentemente agli onori delle cronache per il caso Kaleidos-Cdo – vede ribaltata una sua importante decisione presa nelle aule del tribunale di Milano.

Lo racconta oggi a pagina 7 del Corriere della Sera Milano Luigi Ferrarella in un articolo intitolato “Delitto su commissione, da 30 anni all’assoluzione piena”. La Cassazione ha, infatti, assolto Emanuele Piazzese che, in primo grado, era stato condannato da Gennari. «Dal quasi ergastolo, in Tribunale e Appello, – scrive Ferrarella – all’assoluzione totale in Cassazione, con in mezzo quasi tre anni di custodia cautelare: nei giorni in cui c’è chi propone un solo grado di giudizio nei processi di mafia, funziona da sano antidoto la storia di Emanuele Piazzese».

La vicenda è questa: nel 2007 il collaboratore di giustizia Luigi Cicalese indica Piazzese e Giuseppe Liria come gli organizzatori di un delitto avvenuto il 4 febbraio 1992. Cicalese, dal carcere, avrebbe fatto uccidere la sua compagna Moira Piazzolla, colpevole di essersi rifatta una vita con un nuovo compagno. L’allora giudice per le indagini preliminari, Giorgio Barbuto, non ritenendo sufficienti i riscontri alle accuse di Cicalese, non aveva però acconsentito all’arresto di Piazzese e Liria. Il gup Gennari, al contrario, li condannò a 30 anni di carcere e i due furono «arrestati direttamente in aula alla fine del verdetto».

Solo che, già in Appello, qualcosa della ricostruzione era stato messo in discussione. Infatti, Liria era stato assolto, mentre a Piazzese erano stati confermati i trent’anni. In Cassazione, però, l’avvocato di Piazzese Corrado Limentani, scrive il Corriere, è riuscito «a evidenziare tutti i punti critici e i riscontri mancanti, o apparenti e perciò non dirimenti, nelle parole di Cicalese: ad esempio il fatto che riferisse la dinamica del delitto con informazioni presenti però già sui giornali dell’epoca».

Ed eccoci quindi alla conclusione: «La Suprema Corte non soltanto annulla la condanna a 30 anni ma, come avviene di rado, lo fa senza rinvio a un nuovo Appello, definitivamente. Resta così solo una condanna per il delitto: per paradosso proprio a Cicalese, 20 anni».

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