Come diventa rapida e discreta la giustizia quando si tratta di Giuseppe Sala

L'insolito caso dell'indagine sul commissario di Expo (e candidato di Renzi a Milano), rimasta segreta alla stampa fino a quando non è stata archiviata

Dunque non è vero che il famoso appalto per il servizio pubblico di ristorazione in 2 dei 10 edifici lungo il Decumano di Expo 2015, concesso senza gara alla Eataly dell’imprenditore “renziano” Oscar Farinetti, alla fine è filato via in modo liscio. Era noto che la via dell’assegnamento diretto era stata imboccata da Expo principalmente per far fronte ai tempi stretti a disposizione. Era noto anche come la cosa non fosse affatto piaciuta all’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, che infatti l’estate scorsa aveva chiesto spiegazioni e non era rimasto soddisfatto dalle risposte ottenute. Ma che ci fosse stata sulla vicenda pure un’indagine della magistratura milanese, questo fino a ieri non era noto per niente, cosa più unica che rara in Italia.

LA SORPRESA DI FERRARELLA. Perfino la penna di punta della cronaca giudiziaria del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, solitamente molto informato su tutto quello che accade nel palazzo di giustizia di Milano, non ha potuto fare a meno di lasciar trapelare una certa sorpresa nel dover dare una notizia solo dopo che la notizia non era già più tale. Perché in effetti le indiscrezioni sull’inchiesta sono trapelate alla stampa solo quando ormai l’indagato principale, ovvero Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015 nonché candidato di Renzi alle primarie Pd per le elezioni a sindaco di Milano, era stato archiviato.

SI PUÒ FARE. Ma questa sorprendente prova di discrezione e di rispetto del segreto istruttorio da parte della procura meneghina e del circuito mediatico-giudiziario non è l’unico aspetto pregevole della vicenda, nota oggi ironicamente Filippo Facci nella sua rubrica per Libero. Occorre leggere assolutamente l’articolo di Ferrarella anche per poter apprezzare come il lavoro delle toghe si sia svolto in tempi ammirevolmente rapidi: «I dubbi di Cantone sono di metà giugno, l’indagine di fine luglio, la richiesta di archiviazione di fine ottobre, l’archiviazione di metà gennaio: vedete che è possibile?», scrive Facci.

IN DUBIO PRO REO. Ma non è finita. I fan dello Stato di diritto dovrebbero anche fare i «complimenti al giudice per il suo garantismo “in dubio pro reo”», prosegue il giornalista di Libero. Il gip infatti non solo «non crede a Sala quando dice che Eataly ha guadagnato un milione di euro (troppo poco)», ma ha pure «scritto che Sala ha avvantaggiato Eataly in tutti i modi (accollandosi un sacco di spese e chiedendo delle royalties ridicole)», eppure, sintetizza Facci, alla fine si è limitato a constatare che «nel cervello del commissario Sala “manca l’elemento psicologico”: ha clamorosamente favorito Eataly, cioè, ma non è chiaro come mai, visto che non hanno trovato “motivi sotterranei”, cioè stecche». Insomma: manca la prova, indagato prosciolto. Dovrebbero svolgersi tutte così le indagini in Italia. E invece chissà perché questo di solito non avviene (domanda retorica).

NON INGERENZA. C’è poi un’altra motivazione della scelta di Sala di affidare l’appalto senza gara a Farinetti che il giudice ha trovato «quantomeno opinabile», ma non abbastanza opinabile da imbastirci un processo “all’italiana”. Come spiega il Corriere, il commissario aspirante sindaco di Milano ha giustificato il ricorso all’appalto senza gara appellandosi a un «codicillo che consente alle stazioni appaltanti (come Expo) di saltare la gara, e aggiudicare il contratto con procedura negoziata, “qualora possa essere affidato unicamente a un determinato operatore per ragioni di natura tecnica o artistica o attinenti alla tutela di diritti esclusivi”». Ebbene, se Eataly potesse rientrare effettivamente in questa categoria di operatori “unici nel loro genere” è una convinzione che «può ovviamente essere o meno condivisa, ma rientra pienamente nella discrezionalità amministrativa», prosegue Ferrarella citando le parole del gip. Davvero encomiabile, nel panorama italiano, la volontà da parte del giudice di non invadere il campo altrui. Chiosa ironicamente Facci: «Eataly, del resto, è la sola società di ristorazione di qualità esistente in Italia».

Foto Ansa

Exit mobile version