Come “difendere” la famiglia? Attaccando, cioè rispondendo alla domanda di felicità e senso

Pubblichiamo alcuni stralci del contributo preparato dal professor Giampaolo Cottini in occasione dell'incontro dei responsabili del Sindacato delle Famiglie (Sidef)

Pubblichiamo alcuni stralci del contributo preparato dal professor Giampaolo Cottini in occasione dell’incontro dei responsabili del Sindacato delle Famiglie (Sidef), tenutosi domenica scorsa a Milano. Giampaolo Cottini è docente di Etica sociale, Deontologia professionale ed Etica delle relazioni di cura presso l’Università Cattolica.

1. La situazione: i segni del rinascere di una voglia di famiglia ma secondo un pensiero a senso unico.

In tempi di grave crisi economica e di tensioni sociali legate soprattutto al fenomeno della disoccupazione giovanile e all’incertezza sul futuro, sembra tornare d’attualità il desiderio di trovare almeno nella famiglia un luogo di relazioni primarie di sostegno e di aiuto, anche nella prospettiva di avere una forma di ammortizzatore che possa arginare la frantumazione sociale e il disgregarsi del tessuto di relazioni affettive. Il rinato interesse per la famiglia come luogo di protezione e di sostegno alla precarietà e all’impossibilità di una autonomia economica, si accompagna alla ricerca di una stabilità almeno sul piano affettivo e della ricerca di un nuovo patto tra le generazioni, e ricalca i suoi modelli dal modello familiare tradizionale (es. le convivenze a termine, la richiesta di legittimazione delle coppie di fatto con l’istituzione di un registro ad hoc, sino al tentativo di legittimare come il matrimonio le unioni omosessuali). Ci stiamo così abituando ad un costume che assimila talune situazioni di fatto ad una legittimazione di diritto, rendendo prescrittivo ciò che nasce solo da contingenze particolari, così che è il costume a creare il diritto.

Alcune teorie, come quella dei gender arriva persino a negare la differenza sessuale di tipo strutturale/ontologico, sostituendola con l’idea che la sessualità sia un fenomeno di tipo culturale su cui ciascuno può far prevalere una propria scelta soggettiva. L’esito ultimo è il confondersi delle nozioni elementari del sentire primario delle persone, con la conseguenza che diventi impossibile porre delle differenze, pena addirittura l’essere accusati di omofobia come reato penale solo perché si constata la differenza tra diverse modalità di vivere la condizione umana. Voler assimilare ogni forma di unione alla famiglia dice pertanto l’esigenza originaria della relazione, ma confonde concettualmente e linguisticamente forme diverse della relazione stessa.  (…)

Questo è uno dei frutti del relativismo pratico che permea la nostra cultura e che il mondo cattolico ha combattuto sul piano di principio, anche con un dialogo con la cultura laica, ottenendo forse solo una sostanziale rassegnazione che nulla può cambiare e che al massimo la battaglia si mantiene sul piano ideologico.

2. Dalla difesa di un principio alla costruzione di esperienze di solidarietà familiari

Oggi la battaglia non è più perciò tanto su questioni di principio, ma piuttosto sul significato stesso del linguaggio e sulle differenze tra i vari modi di vivere la famiglia, per cui non basta più difendere i propri valori come fonte di diritti ma occorre avere coscienza del desiderio che si nasconde dentro la voglia di famiglia.

Per questo da una battaglia culturale, o forse ideologica, sulla natura astratta della famiglia, occorre passare ad una consapevolezza che ormai la società si sta organizzando con modelli di convivenza non tutti assimilabili alla famiglia.

Bisogna riconoscere le differenze sostenendo le domande della famiglia di essere accolta con misericordia in un abbraccio che la valorizzi come comunità di persone, magari anche tacendo sulla descrizione teorica della natura della famiglia, per passare dalla difesa del valore alla libertà della testimonianza.

3. Rifondare la cultura dell’incontro nell’esperienza del non scartare nessuno: dalla difesa dell’identità alla proposta della nostra vita di famiglia

L’incontro tra le famiglie può far nascere ambiti in cui nessuno si senta escluso ed anzi possa riscoprire la famiglia come comunità di persone. Il Papa dice che nessuno deve sentirsi scartato e che è importante poter sperimentare un senso di amicizia e di misericordia, ricreando ambienti di incontro che favoriscano anche l’aiuto concreto di fronte alla situazione di povertà in cui molti versano. Non basta più affermare una concezione della famiglia, ma viene il tempo di spezzare un individualismo diffuso e cercare di incontrare le persone e i nuclei familiari nella loro quotidianità, sapendo che da qui può rinascere anche una cultura della famiglia.

C’è infatti una diffusa domanda di felicità e di pienezza di senso che emerge attraverso le difficoltà concrete delle contingenze della vita. (…) Ciò non significa rinunciare ad un discorso morale/valoriale, ma chiede di incarnare la nostra tradizionale funzione sindacale in maniera diversa, senza rinunciare ai nostri tradizionali strumenti di comunicazione e di educazione, ma promuovendo l’iniziativa delle singole famiglie. È mutata anche la cultura del sindacato tradizionale che non può più essere solo rivendicativa, ma deve assumere la responsabilità propositiva: così anche la famiglia come soggetto è chiamata a recuperare le proprie energie e le proprie risorse per uscire da sé e costruire luoghi in cui incontrare altre famiglie di cui avere cura. Senza rinunciare alle tradizionali iniziative, il sindacato deve immaginare anche forme nuove di incontro e di confronto tra le famiglie, in una creatività nuova.

(…) Da qui riprende senso la vigilanza nei confronti di provvedimenti legislativi contro la famiglia, incalzando la politica perché attui provvedimenti giusti soprattutto in ambito fiscale, sulle politiche del lavoro, sulle realtà educative, sulla tutela del lavoro, sempre alla ricerca del bene comune. Il ritorno all’esperienza elementare della famiglia permette di incontrare chiunque, ponendo la domanda su come le relazioni familiari fanno crescere la vita sviluppando anche una socialità virtuosa.

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