Caro Odifreddi, Einstein non era un ateo come te

Odifreddi racconta balle sull'Espresso. Ecco perché la Chiesa non dialoga con gente come lui

Sull’ultimo numero dell’Espresso Piergiorgio Odifreddi si lamenta ( in “Il cortile dei fedeli”, p.99) perché, a suo parere, la Chiesa cattolica accetta di confrontarsi con gli atei moderati ma non con quelli provocatori come lui. E per denunciare la pavidità ecclesiastica non trova di meglio che arruolare Albert Einstein. «Come si sa», scrive, «gli scienziati sono quasi tutti atei. E già nel 1930 il più famoso di loro, Albert Einstein, scriveva: “Le idee più belle della scienza nascono da un profondo sentimento religioso. Io credo che questo tipo di religiosità che attualmente si avverte nella ricerca, sia l’unica esperienza religiosa creativa della nostra epoca”. Ateismo provocatorio anche il suo?».

La manipolazione odifreddiana di Einstein dimostra meglio di qualunque ragionamento perché non abbia alcun senso “confrontarsi” con atei della stoffa del matematico torinese (ed ex seminarista). Il discorso è costruito in modo da lasciare l’impressione che Einstein sia stato, come “quasi tutti” gli scienziati, un ateo. Affermazione lontanissima dal vero. Allo scienziato tedesco sono attribuite molte affermazioni su Dio e sulla religione, e parecchie di esse sono di seconda mano (ricordi di interlocutori o citazioni senza fonte) perciò non molto affidabili.

Ma poi ci sono le lettere di Einstein ad amici o conoscenti, e sui testi scritti autografi gli equivoci sono un po’ più difficili. Scrive Einstein all’amico Guy Raner nel 1949, in un passaggio che sembra dedicato ai tipi come Odifreddi: «Ho ripetutamente detto che a mio parere l’idea di un Dio personale è puerile. Potete definirmi un agnostico, ma non condivido lo spirito di crociata dell’ateo di professione il cui fervore è in gran parte dovuto a un doloroso atto di liberazione dalle catene dell’indottrinamento religioso ricevuto in gioventù. Preferisco un’attitudine di umiltà corrispondente alla debolezza della nostra comprensione intellettuale della natura e del nostro stesso essere».

Sicuramente Einstein non era teista. Con una certa approssimazione lo potremmo definire un panteista alla Baruch Spinoza. Ma perché ingannare i lettori dell’Espresso facendolo passare per un ateo di quelli con cui la Chiesa non vorrebbe mai dialogare? C’è solo una spiegazione, e coincide con la ragione per cui la Chiesa non ha alcun interesse a confrontarsi con gli atei come Onfray, Dawkins, Hitchens o lo stesso Odifreddi: quello apparso sull’Espresso è un pezzo propagandistico, è un esercizio sofistico per imporre i propri pregiudizi con qualunque mezzo. Onfray, Dawkins, Hitchens e Odifreddi non sono minimamente interessati alla verità, ma solo e soltanto a fare la guerra alle religioni. E in amore e in guerra, come si suol dire, tutto è permesso: anche la falsità, il trucco, il gioco di parole, il ragionamento capzioso.

Odifreddi non è uno scienziato ateo,
ma un matematico che fa propaganda ateista. Sono due cose molto diverse. Uno scienziato non può dichiararsi ateo in forza del suo essere scienziato, perché le affermazioni intorno a Dio non sono di competenza della scienza. Come ha spiegato Karl Popper, le affermazioni intorno a Dio, sia che lo neghino sia che lo affermino, non sono falsificabili. Quindi non sono scientifiche. La scienza non può né negare né affermare Dio. Dare l’impressione che il metodo scientifico sfoci nell’ateismo («gli scienziati sono quasi tutti atei») è un atto di intenzionale mistificazione. E coi mistificatori il dialogo è inutile.

P.S.: fra i “quasi nessuno” scienziati credenti si contano, per stare solo agli italiani, personalità come Luigi Galvani, Alessandro Volta, Guglielmo Marconi, Giuseppe Mercalli (quello della scala Mercalli), Eugenio Barsanti (sacerdote inventore del motore a scoppio) Lazzaro Spallanzani (paleontologo gesuita) e matematici come Giovanni Girolamo Saccheri, Giuseppe Boscovich, Maria Gaetana Agnesi, ecc. E se a Odifreddi continuano a sembrare pochi, non resta che rispondere coi proverbi: meglio pochi che male accompagnati.

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