Carceri, azione bipartisan in Lombardia per affrontare il dramma dei detenuti

Una seduta straordinaria del Consiglio regionale, richiesta da Pd, Pdl e Udc, denuncia il sovraffollamento delle carceri anche in Lombardia e approva un piano per il rispetto della funzione rieducativa della pena

Una seduta straordinaria del Consiglio regionale della Lombardia sulle condizioni delle carceri e sui possibili interventi: si è tenuta oggi pomeriggio, dopo la richiesta straordinaria di un gruppo pluri-partisan di consiglieri, con primi firmatari Stefano Carugo (Pdl), Gian Antonio Girelli (Pd) e altri dell’Udc. Uniti perché la battaglia delle condizioni delle persone detenute è comune e basata sul dettato della Costituzione italiana, che prevede che il periodo di detenzione venga passato dal carcerato in condizioni umane in funzione di una rieducazione. Non è così nella realtà.

«Bisogna fare un salto di qualità»: così ha esordito Stefano Carugo, nella sua relazione d’apertura, in cui ha ricordato la situazione nella Regione. «La Lombardia è la regione italiana con il maggiore sovraffollamento nazionale, e tale fenomeno, riducendo gli standard di accoglienza delle strutture e le attività trattamentali, si ripercuote sulla dignità e sulla qualità della vita». In questo gennaio 2012, infatti, in Lombardia sono detenute 9.242 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 5.398 posti, e una tolleranza di 8.540 di posti. Per questo motivo, i consiglieri hanno chiesto la ricostituzione di una commissione speciale, un organo di raccordo tra enti territoriali e soggetti del terzo settore operanti a vario titolo nel carcere. Inoltre, è stato rivolto un invito alla giunta perché sensibilizzi il ministero della Giustizia, per aumentare le risorse destinate al Piano carceri, per interventi ormai inderogabili. Ma anche un invito a intervenire con soluzioni di housing sociale per i detenuti ammessi alle misure alternative, in luoghi idonei al reinserimento nella società; e ad interventi per finanziare nuovi progetti di inserimento lavorativo o per garantire gli sgravi della Legge Smuraglia (per le imprese che danno lavoro ai detenuti, ndr). E ancora, un invito alla giunta a sostenere le funzioni di Garante dei diritti dei detenuti, raccordandosi con i Garanti provinciali o cittadini già istituiti, per verificare le condizioni di esecuzione della pena. Si è chiesto di intervenire anche in sinergia con le Asl per la medicina penitenziaria. La richiesta è stata approvata all’unanimità.

Una posizione condivisa dai vari schieramenti del consiglio, persino dell’Idv. Ha fatto invece eccezione la Lega Nord. Che per bocca di Stefano Galli è intervenuta con un riferimento vago a «un certo numero di avventurieri convinti che si possa vivere nell’illegalità e che girovaga per l’Europa, pensando che si possa delinquere e rimanere impuniti, come per altro ha ricordato anche un ministro dell’attuale governo della Romania, parlando di alcuni suoi concittadini “che proprio con questo scopo si trasferiscono all’estero”». Secondo la Lega, che ha presentato un ordine del giorno separato, «bisogna tornare a discutere di certezza della pena, e poi subito dopo riprendere il tema di edilizia carceraria, anche utilizzando tutti quegli edifici del demanio che possano essere ridestinati al carcere, e infine riattuando le politiche di rimpatrio dei detenuti stranieri. Un piano che preveda anche per i detenuti meno pericolosi di rendersi utili, con lavori socialmente utili che possano permettere di ripagare la società. Rieducazione e reinserimento sono funzioni importanti, ma ritengo che non si debbano dimenticare le funzioni che deve pur svolgere l’apparato carcerario, cioè tenere lontano dalla collettività persone che hanno danneggiato la società. Bisogna ricordare Caino, ma non dimenticare Abele».

«La persona, colpevole anche del più grave reato, resta sempre persona, e questa è una verità valida da 2000 anni nella nostra civiltà» ha ricordato nel suo intervento conclusivo Stefano Carugo, «anche se l’emotività di fronte a certi reati possa portare a certe posizioni. Ma va posta attenzione a quelle politiche che vedono la condanna di un uomo come un risarcimento alle vittime, perché in questa logica è facile scivolare nella legge del taglione: e per fortuna la civiltà cristiana ha cancellato quell’aberrante prassi. La funzione del carcere non è dividere i buoni dai cattivi». «Il carcere dev’essere un luogo di pena – ha aggiunto Girelli – ma deve essere anzitutto un luogo di recupero».

Il Pd ha ricordato in aula che «questo del carcere è un tema importante, che non può essere relegato agli addetti ai lavori, o al volontariato: è un tema che consideriamo come base della democrazia. Riguarda i limiti del diritto penale, della condanna penale e della sua esecuzione» ha detto denunciando la situazione di migliaia di detenuti, «che a causa del sovraffollamento vengono trasferiti anche a centinaia di chilometri di distanza, e con difficoltà mantengono i rapporti con le proprie famiglie». Poi ha puntato il dito contro alcune di quelle che il Pd ritiene le cause del sovraffollamento, quali «la legge Fini-Giovanardi che ha contribuito, penalizzando non lo spaccio ma il consumo di sostanze stupefacenti, a riempire le nostre carceri. Poi la legge sulla rilevanza della recidiva, che ha sostanzialmente ostacolato l’accesso alle misure alternative alla detenzione. È giusto pensare anche a questo, sebbene si tratti di atti del Parlamento, perché bisogna porsi una domanda anche sulla giustizia sociale e sul perché le nostre carceri si sono riempite, e non solo pensare ad interventi di edilizia carceraria. Tra gli interventi della Regione, vanno ricordati positivamente l’accordo del 2011 firmato da Formigoni e Alfano che conteneva anche 59 milioni di euro, per finanziare anche attività culturali ed educative, e ancora l’accordo che prevede che Expo possa essere occasione per il reinserimento lavorativo di molti detenuti».

All’esterno della sede del Consiglio regionale una rappresentanza dei Radicali di Milano, dell’associazione Enzo Tortora, ha raccolto le adesioni di alcuni consiglieri, tra cui gli stessi Carugo e Girelli, per una serie di visite ispettive nelle carceri lombarde.

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