Capitale Umano

n.3 - 2011

Parziale, minoritario e piccolo quanto volete. Ma c’è un dato assolutamente significativo in cui ci siamo imbattuti realizzando questo numero di Più Mese
interamente dedicato al capitale umano
. Se tutto intorno grida che il disastro dilaga (e non c’è bisogno di arrivare fino al fango mediatico spacciato come informazione per vederlo), dall’altra parte c’è un’Italia testarda che non si rassegna al piattume, baluardi di resistenza umana, potremmo chiamarli, in cui la ripresa è cominciata. Di che ripresa si tratta? Lasciamo agli economisti dirci quando e come i numeri diagnosticheranno che il malato è sulla buona strada, a noi qui interessa mostrare dove la persona rinasce. Nella convinzione che quella rinascita sia anche
l’ingrediente essenziale di ogni medicina per la ripresa economica. Per questo il cuore (nonché la copertina) di questo numero speciale è nel carcere di Opera.

Qui detenuti di massima sicurezza si improvvisano attori per riscoprirsi persone. Il lavoro che li ha portati a mettere in piedi un vero e proprio spettacolo teatrale è prima di tutto un lavoro su se stessi, sulla propria autocoscienza, sui propri desideri e aspirazioni. Educatori, volontari, magari anche secondini, li hanno sfidati a non essere soltanto spacciatori, assassini, delinquenti. Gli hanno puntato alla tempia uno sguardo di bene gratuito e hanno sparato il colpo della sfida. È nato un grande spettacolo. E poi la scuola.

Dopo un autunno di scontri violentissimi sulla riforma universitaria siamo andati a vedere che cosa c’è scritto, in quella legge. E abbiamo scoperto che non si vuole ammazzare nessuno, tanto meno l’università, tanto meno la conoscenza, tanto meno il sapere. Abbiamo scoperto che il tentativo della “rivoluzione del merito” del ministro Mariastella Gelmini è lì pronto per essere messo alla prova della realtà. Che la “battaglia” comincia adesso coi decreti attuativi, servono uomini e donne “di buona volontà”, professori, studenti e ricercatori pronti a sedersi ai tavoli tecnici del ministero, per difendere la propria idea e ascoltare quella dell’altro, anziché gridare il proprio sdegno barricati sui tetti. Servono adulti che rispondano all’emergenza educativa, delineata con chiarezza nella bella intervista che ci ha concesso il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi.

Adulti in grado di porsi come guide autorevoli e come esempi appassionanti per i ragazzi. In grado anche di dir loro che nello scegliere un liceo, piuttosto che un istituto tecnico o professionale, non devono lasciarsi ipnotizzare dalle sirene che li vogliono tutti ballerini, cantanti o giornalisti. Ma guardare nel proprio cuore (inclinazioni, capacità, desideri) e nella realtà (possibilità di lavoro, richieste delle imprese e del mercato). Farlo conviene. Così come conviene alle donne non aver timore di chiedere di più. Di fronte al basso tasso di occupazione femminile in Italia, di fronte ai dati che le raccontano costrette a stipendi più bassi di quelli dei colleghi maschi, alle donne dobbiamo smettere di dire che devono cercare di diventare come i maschi, dobbiamo far sì che possano avere gli strumenti per guardare dentro se stesse (ancora una volta: aspirazioni e desideri) e nella realtà.

Non elemosinare sussidi o quote rosa da panda; ma chiedere mezzi che consentano di uscire da schemi lavorativi vetusti e maschili. Dal part time al telelavoro, dai nidi aziendali agli sgravi fiscali per le famiglie. Perché c’è, questo ci dice il ministro Mara Carfagna, anche un «diritto alla famiglia», a fare figli e a prendersene cura senza per questo sacrificare il lavoro o la carriera. Quello che abbiamo capito, realizzando questo speciale, è che non c’è ambito che sia escluso da una possibilità di bene. Che non c’è ambito dove la persona non possa rinascere, se guardata con fiducia anziché con sospetto. Per farlo serve quella fiducia nell’umano e nella realtà che il cristianesimo porta in dote da duemila anni.

 

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