Canada legalizzerà la marijuana, ma in Uruguay e Colorado non è stata una buona idea

Nel paese sudamericano la diffusione di cannabis illegale da parte della criminalità è raddoppiata, in Colorado aumentano i morti su strada e i ricoveri

Il Canada ha annunciato che per l’1 luglio 2018 fumare marijuana, comprarla e coltivarla sarà legale. Era una promessa elettorale del bel premier Justin Trudeau. Il tema è dibattuto in ogni angolo del globo ormai da anni e gli argomenti a favore della legalizzazione si conoscono già: secondo gli entusiasti riduce sul lastrico la criminalità organizzata, che lucra sul traffico di stupefacenti, svuota le carceri, alleggerisce il carico di lavoro della polizia e, perché no, fa pure bene alla salute.

DANNI ALLA SALUTE. Legalizzare la droga e consumarla, insomma, sarebbe la panacea di tutti i mali. Per quanto riguarda i presunti benefici effetti dell’innocua “cannetta” non c’è neanche da parlarne, visto che qualunque studio scientifico serio smonta l’assunto. Per quanto riguarda il resto, invece, si può dare un’occhiata alle due principali esperienze di legalizzazione attuate nel mondo: Uruguay e Colorado.

IN URUGUAY PIÙ CRIMINALITÀ. Il paese sudamericano è il primo ad aver legalizzato nel dicembre 2013 la droga, che ora può essere venduta nelle farmacie. I residenti possono anche coltivarla a casa o associarsi ai club autorizzati. Tutto bene quindi? Neanche per sogno. Secondo quanto dichiarato a marzo dal direttore nazionale della polizia uruguayana, Mario Layera, «nel 2016 abbiamo raggiunto nuovi record in termini di confische: il traffico di stupefacenti verso l’Uruguay non è in alcun modo diminuito».

SEQUESTRI RADDOPPIATI. Ma come? La legalizzazione della marijuana non dovere mettere in ginocchio la criminalità organizzata? In Uruguay nel 2016 la Divisione narcotici ha sequestrato 4,3 tonnellate di cannabis. Nel 2015 ne aveva sequestrate 2,5 tonnellate e prima ancora meno. Questo ha comportato anche un sovraccarico di lavoro per gli agenti di polizia. Inoltre, i tre quarti degli uruguayani continuano a comprare illegalmente la marijuana dagli spacciatori, che hanno notevolmente abbassato i prezzi.

PIÙ RICOVERI E INCIDENTI MORTALI. Ma, si dirà, l’Uruguay è un paese arretrato e i problemi vengono più che altro dall’assenza dello Stato. Anche nei modernissimi Usa, però, è stato riscontrato qualche effetto collaterale della cannabis legale. Dal 2013 al 2015 sono aumentate del 62 per cento le vittime di incidenti stradali dovuti alla guida di persone sotto l’effetto della marijuana. Quasi raddoppiato inoltre il dato dei ricoveri in ospedale: nel 2011 6.305, nel 2014 11.439. Se nel 2009, ben prima della legalizzazione, i morti risultati positivi alla marijuana rappresentavano solo il 10 per cento di tutte le morti per incidenti stradali, nel 2015 il dato è raddoppiato, fino ad arrivare al 21 per cento. Del resto, nel 2013/2014 il numero di giovani che nell’ultimo mese ha fatto uso di marijuana è cresciuto del 20 per cento rispetto al 2011/2012. In tutti gli Stati Uniti, invece, in media il numero è sceso del 4 per cento nello stesso periodo. Infine, secondo un altro studio commissionato dal Colorado, le telefonate riguardanti la marijuana al Poison Control, centro statale che fornisce assistenza e consigli in caso di esposizione a sostanze velenose, sono aumentate del 415 per cento, passando dalle 44 del 2006 alle 227 del 2015.

MILIARDI DI DOLLARI. La cannabis legale ovviamente è un business enorme: in Colorado ha generato un giro d’affari pari a 699,2 milioni di dollari nel 2014, 996,2 milioni nel 2015 e 1,3 miliardi nel 2016. Si capisce dunque perché anche il Canada non vede l’ora di dare il via libera alla vendita della droga. Ma non tutti sono d’accordo. Il parlamentare Glen Motz si è opposto: «Non sono d’accordo con la legalizzazione e i suoi presunti benefici. I dati finora ci dicono solo che sono aumentati gli incidenti stradali. In Colorado e Washington i costi della sanità sono aumentati, mentre l’attività criminale non è diminuita come promesso. Gli incidenti a Washington sono raddoppiati, nel Colorado forse anche quadruplicati. Sono molto preoccupato, visto che la polizia canadese attualmente non ha neanche un sistema per rilevare se una persona ha fumato cannabis».

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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