Campione misterioso numero 3: è vita grama per chi fa la riserva di un mito

Criptico e poco conosciuto il calciatore da indovinare oggi. Anche lui è passato dai nostri campionati senza però lasciare il segno.

La formula ormai l’avete capita, ecco per voi il terzo campione misterioso da indovinare. Il profilo pubblicato martedì, quello dell’uruguayano Aguirregaray, ha riscosso discreto successo. La sorte ha però voluto chiudere gli occhi e premiare un concorrente che ci ha scritto addirittura dalla Slovenia, don Andrej Vončina. Oggi il gioco si fa ancora più complesso. Ricordiamo che per partecipare occorre inviare il nome e cognome del campione misterioso all’indirizzo redazione@tempi.it, scrivendo nel campo oggetto “campione misterioso”. In palio c’è un’intervista con Tempi, in cui potrete raccontare le vostre gesta sportive sui campetti di periferia.

Passaggio anonimo, difficile ricordarsi di lui. Eppure in Italia è arrivato, l’estate di qualche anno fa: nel sangue i cromosomi del “Bel Paese”, alle spalle tutto il blasone che si porta dietro l’acquisto che un piccolo club provinciale di casa nostra riesce a strappare da una squadra tra le più nobili d’Europa, sudandosi la firma di un giocatore proveniente da una terra che il gene calcistico ce l’ha nel sangue. Quell’anno però non lo giocò nemmeno tutto intero: appena dopo Natale lasciò, con all’attivo zero presenze in campionato.

Pure le stagioni prima non è che gli fossero andate tanto meglio: all’estero le sue esperienze si sono sempre concluse con un nulla di fatto. Raramente in campo, a volte neppure in panchina, di gran lunga lontano dalle prestazioni giocate in patria. Era in forza ad una squadra di maiali, è vero, però una prestazione dietro l’altra, di partita in partita si era guadagnato l’opportunità grossa, finendo appunto in una squadra dalla storia mitica. Ora che però è tornato a casa, l’Italia è di nuovo il pane delle sue giornate, non foss’altro che gioca proprio per una squadra tricolore.

Da lì però ha ricostruito la sua fortuna, anche in Nazionale. Davanti a lui nel suo ruolo c’è infatti una leggenda vivente, difficile da scalzare, a meno che, come è successo lo scorso anno, il suo ct non segua una politica chiara sulle convocazioni, e di punto in bianco non si decida di far giocare alcune partite solo a chi ha fatto scelte ben precise rispetto ai club in cui giocare. Il nostro è riuscito così a giocare qualche partita pur avendo ormai i suoi trent’anni suonati, e così a sudarsi il pass per la Confederations Cup. Dove chissà se l’ironica sorte del pallone potrà dargli l’occasione di incrociare ancora proprio l’Italia. Dipende da come proseguirà il suo torneo. E se riuscirà ovviamente a diventare titolare.

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