Calcioscommesse. Nell’ordinanza tante ipotesi su Brocchi. Ma dove sono le prove?

Non ci sono intercettazioni, ne flussi di denaro: le accuse per i contatti tra lui e Bazzani costruite su tanti «è verosimile» o «è possibile». E quel rigore sbagliato da Zarate...

Calcioscommesse, ieri parlavamo di Gattuso, oggi analizziamo la posizione di Christian Brocchi. All’ex giocatore di Lazio e Milan, il secondo grande nome tirato in ballo dalla Procura di Cremona nell’ultimo filone di indagini e arresti dell’inchiesta Last Bet, vengono imputati rapporti stretti con Francesco Bazzani, il Civ, lo stesso che teneva contatti con Gattuso e che sarebbe stato uno dei bracci del gruppo dei bolognesi, terminale italiano della rete di scommesse internazionale.

LE CHIAMATE. Brocchi e Bazzani avevano rapporti stretti, pare dall’ordinanza: 110 volte si sono chiamati o scambiati messaggi nella prima metà dell’anno 2011, più di una volta in concomitanza con partite che ora sono considerate sospette. Alla deflagrazione dell’indagine, il centrocampista della Lazio si è difeso ammettendo di conoscere Civ (figura che anche Gattuso ha riconosciuto essere nota all’interno del mondo del pallone) e che quelle telefonate altro non erano che accordi per concessioni di biglietti. E a scorrere le pagine dell’ordinanza è difficile trovare elementi che contrastino questa tesi: come per Gattuso, delle presunte combine non c’è traccia di pagamenti incassati, non vengono riportati testi delle possibili intercettazioni effettuate, nemmeno sono trascritti i messaggi che Brocchi e Bazzani si sono scritti. Insomma, manca la pistola fumante, e gli interscambi telefonici così frequenti possono essere intesi tanto come tentativi di combine quanto come leciti accordi per concessioni di biglietti o altro.

DEDUZIONI: L’ESEMPIO DI LAZIO-JUVE. Anche perché i passaggi su cui si basano le accuse del Pm De Martino e del Gip Salvini appaiono in più punti forzate, costruite su semplici deduzioni. Un esempio chiaro è relativo alla partita Lazio-Juventus del 2 maggio 2011, finita 1-0 per i bianconeri. Qui l’ordinanza si lascia andare addirittura ad un giudizio di pacchiana dozzinalità, sottolineando come «ancora una volta i contatti sospetti hanno luogo in coincidenza con una sconfitta della Lazio, squadra le cui potenzialità non dimostrano una sua assuefazione a risultati negativi». Insomma, i biancocelesti sono forti, ergo qualsiasi sconfitta può risultare sospetta. Entrando però nel merito delle accuse a Brocchi, mezz’ora dopo la fine del match il Civ chiama il giocatore, replicando ad alcuni messaggi che i due si erano già scambiati nel pomeriggio. 42 secondi dopo l’ultimo di questi, Bazzani scrive anche a Signori, che risponde subito. Ed è qui che l’ordinanza si lascia andare ad un passaggio fin troppo labile: «È difficile pensare che non si sia un rapporto tra le due comunicazioni che si svolgono nello stesso minuto». A confermare questa tesi, il Pm riporta anche che il Civ veniva da un incontro a Milano con Bellavista, gli “zingari” e gli “ungheresi”: «Pertanto è possibile che tali incontri facessero riferimento anche alla suddetta partita».

L’UDINESE E IL RIGORE DI ZARATE. Altro sospetto è relativo alla partita Udinese-Lazio dell’8 maggio 2011, 2-1 per i padroni di casa. Come si è arrivati a questa partita? Studiando i contatti tra Bazzani e la sim della fidanzata del titolare della ricevitoria cui si riferiva Stefano Mauri. Da lì si è costruita l’accusa all’ex capitano biancoceleste per la combine di Lecce-Lazio (14-5-2011), ma l’ordinanza di martedì ha allargato il cerchio, coinvolgendo anche la sfida contro i friulani della settimana prima. E tirando in ballo anche Brocchi, semplicemente perché pure lui ha partecipato alla partita (non si riportano infatti suoi scambi telefonici precedenti o successivi a quel match). Prima di tutto, bisogna ricordare una cosa: il match era un dentro o fuori per accedere alla Champions League, dato che le due squadre si giocavano il terzo posto. La partita non era quindi una delle tante gare “inutili” di fine stagione, più facili da arrangiare. Ma ciò che fa più riflettere è leggere con quali elementi si mette in dubbio la buona fede dei laziali, facendo riferimento al rigore sbagliato da Zarate, con un’esecuzione quasi inoffensiva. È vero, l’errore della punta laziale è clamoroso poiché tira al centro direttamente tra le braccia di Handanovic: se però il numero uno sloveno si fosse tuffato in anticipo (comportamento di tantissimi portieri, su cui potrebbe aver fatto i suoi calcoli l’attaccante argentino), sarebbe stata tutta un’altra storia. Questo l’ordinanza ovviamente non lo dice, chiudendo che, anzi «l’Udinese ha vinto pure trovandosi in dieci per l’espulsione di Angella».

@LeleMichela

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