Qualcuno ricordi alla Boldrini che la lotta all’utero in affitto in Italia non è «una scelta di parte»

L'incredibile motivazione con cui la presidenza della Camera ha negato il patrocinio al convegno europeo a Montecitorio contro la maternità surrogata

La precisione con cui Laura Boldrini, nel suo infaticabile sforzo di apparire come la paladina dei “diritti” di tutti, riesce ogni volta a passare dalla parte del torto è veramente ammirevole. Il suo ultimo successo in questo senso lo racconta oggi Repubblica dando notizia della importante «convention europea» che si terrà domani a Montecitorio «per rilanciare la battaglia delle donne contro la maternità surrogata».

Si tratta di una iniziativa ispirata da quella specie di internazionale laica e femminista contro l’utero in affitto di cui Tempi ha scritto in abbondanza. L’incontro a Montecitorio si intitola “Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata. Una sfida mondiale” e lo scopo delle promotrici è la messa al bando universale di una pratica che definiscono «mercificazione del corpo delle donne e dei bambini». Il parterre annunciato da Repubblica è di tutto rispetto: «Sarà invitata dalla deputata pd Fabrizia Giuliani e da Francesca Izzo e Cristina Comencini (di Snoq Libere) la vicepresidente del Parlamento francese, la socialista Laurence Dumont, che l’anno scorso ha ospitato a Parigi l’assise per l’abolizione della maternità surrogata. E poi l’attivista Sylviaine Agacinski, moglie dell’ex premier francese Lionel Jospin, presidente del CoRP (collettivo per il rispetto della persona), che ha in scaletta un intervento dal titolo “Une question de civilisation”(una questione di civiltà), la svedese Stephanie Thögersen, la scrittrice Susanna Tamaro, l’europarlamentare Silvia Costa, le deputate Mara Carfagna, Eleonora Cimbro, Milena Santerini, Elena Centemero, Maria Elena Spadoni, le ministre Anna Finocchiaro (Pd) e Beatrice Lorenzin (Ncd)».

Forse illudendosi che una partecipazione così vip e così bipartisan rendesse l’iniziativa abbastanza politicamente corretta da incontrare anche il consenso della Boldrini, le donne contro l’utero in affitto si sarebbero aspettate il patrocinio della Camera dei deputati. «Lo avevano chiesto ufficialmente, attraverso l’associazione Se non ora quando Libere», scrive Repubblica. «Ma la presidenza di Montecitorio ha spiegato che non era possibile». E attenzione al virgolettato riportato dal quotidiano come motivazione del no: «Perché su temi sensibili non si appoggiano iniziative dove c’è la scelta netta di una parte».

Ma come? Non è la stessa Boldrini che sogna un’Europa «erogatrice di diritti» capace di assegnare ai paesi membri «la tripla A sociale» come misura per «far cambiare opinione ai cittadini»? Non è la stessa Boldrini che un anno fa ammise di avere «molte riserve sulla maternità surrogata» (pur fra mille distinguo, visto che all’epoca c’era da difendere il neo “papà” Nichi Vendola, capo del partito che l’aveva candidata al parlamento)? L’utero in affitto non è un argomento su cui valga la pena di impegnare qualche istituzione per «far cambiare opinione ai cittadini»?

È bene ribadire: secondo il presidente della Camera un convegno contro la maternità surrogata sarebbe una «netta scelta di parte» su un «tema sensibile», e dunque la Camera non può concedergli il patrocinio. Ora, si dà il caso che la maternità surrogata in Italia sia soggetta a un divieto di legge ancora vigente, benché poco praticato perfino nei tribunali. E da quando in qua criticare una pratica vietata dalla legge italiana rappresenterebbe per le istituzioni repubblicane una inopportuna «scelta di parte»? Ricordarsi di porre la domanda al prossimo gala contro il femminicidio presenziato dalla Boldrini.

Foto Ansa

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