Bianconi (Pdl): “Monti ha fallito, si dimetta”

Interrogazione del Pdl per chiedere le dimissioni del premier. Tempi.it ne anticipa testo e contenuti parlandone con il vicepresidente del Pdl a Montecitorio Maurizio Bianconi.

“Si interroga il Presidente del Consiglio per sapere se attese le promesse, le premesse, le dichiarazioni e visti i risultati non ritenga opportuno rimettere senza ritardo il proprio mandato e passare la mano, sia per la credibilità delle istituzioni democratiche del nostro paese, sia per risparmiare a se stesso il ludibrio e il biasimo degli italiani per aver causato il disastro”. È durissimo Maurizio Bianconi, vicepresidente del Pdl a Montecitorio, nell’interrogazione formale (qui il testo) che ha depositato ieri alla Camera e che tempi.it è in grado di anticiparvi. Non una mazzata come sarebbe stata la presentazione di una mozione da sottoporre al voto dell’aula, ma comunque una vera e propria dichiarazioni di guerra da parte di una delle più alte cariche degli azzurri nei confronti dell’esecutivo dei tecnici. Un documento che mira a fermare sul nascere le grandi manovre che vorrebbero la riconferma del professore a Palazzo Chigi, magari appoggiato da una grande coalizione: “Un’ipotesi del genere offenderebbe la politica – spiega Bianconi – e ci metterebbe nelle mani di chi persegue uno scenario che replicherebbe gli schemi della Prima repubblica”.

Una posizione dura contro i tecnici, anche in considerazione del ruolo che lei ricopre.
Il premier deve prendere semplicemente atto del fallimento delle sue politiche di sviluppo. Prima ha lasciato intendere che il governo che lo ha preceduto ha portato l’Italia su una china pericolosa, poi ha trasformato quella che era una recessione grave ma molto probabilmente temporanea in un regresso strutturale del paese.

Una bocciatura su tutti i fronti?
Basta considerare che ha portato a termine il 10 per cento dei provvedimenti che aveva promesso. E all’orizzonte non si intravede alcun sintomo di ripresa. È salito in corsa su una macchina che stava sbandando, e l’ha condotta dritta dentro un fosso.

La situazione è grave al punto da dover anticipare la data delle elezioni?
Sono tra quelli che anche nello scorso novembre ha sostenuto l’opportunità di andare al voto. Il commissariamento di questo governo è stato un fallimento per tutta la democrazia.

Non sarà condizionato dal fatto che Berlusconi è stato costretto a lasciare?
Assolutamente no. Una soluzione tecnica è sempre e comunque peggio di una soluzione politica. La celebrazione delle elezioni sono il momento più alto di un sistema democratico.

Un dietrofront dopo mesi di sostegno all’esecutivo.
Registriamo un malumore crescente, sia dentro il partito che tra la gente. Per vocazione e storia politica, rappresentiamo molte di quelle persone che sono state colpite duramente dai provvedimenti del governo. Una falce calata in maniera così sistematica da far venire il sospetto che sia intenzionale.

Quello di novembre fu un errore?
Se lo è stato è giustificabile e giustificato. Si tratta però effettivamente di un errore politico.

Perché?
Perché oltre al danno economico che si è determinato in questi mesi, il governo Monti ha determinato anche un danno istituzionale, confondendo i ruoli delle massime cariche del paese e indebolendo i partiti, che sono il cardine del funzionamento democratico. Senza contare che non ha perso occasione per attaccare chi lo ha preceduto.

Ovvero Berlusconi. Ripartirete da lui?
Quando una squadra schiera un centravanti, mette in campo quello che può segnare più gol. Oggi tutti i sondaggi dicono che il Cavaliere è il nome che attrae più consenso.

E se cambia la legge elettorale?
Il presidente Napolitano ha chiesto un sistema che garantisca la governabilità. Ma è difficile trovare un sistema che la tuteli più di quello attualmente in vigore. Se non ha funzionato, la colpa è nostra, dei partiti, non della legge in sé.

La manterrebbe integralmente?
Eliminerei due difetti. Il premio di maggioranza lo attribuirei non a prescindere, ma solamente alla coalizione che ottenesse il 40% per cento dei voti. Poi modificherei le liste bloccate o con l’introduzione del meccanismo delle primarie, o con quella delle preferenze. Io alle preferenze sono contrario, dunque…

Ma con quali alleati formereste una coalizione?
Se la legge elettorale impone di coalizzarsi non c’è da preoccuparsi: i partiti più piccoli non hanno intenzioni suicide.

Ma l’Udc ha già corso da solo. In alternativa sembra guardare più al Pd che a voi.
L’Udc è un conto, i suoi elettori un altro. Se poi andasse a sinistra, il travaso di voti sarebbe inevitabile.

Ma non auspicherebbe un segnale di novità? A sinistra c’è Renzi, per esempio.
Quello del sindaco di Firenze è un fenomeno politico e mediatico costruito bene. Ma lui è andato a colmare un vuoto politico, che da noi attualmente non c’è.

Ma come, e l’accantonamento di Alfano?
Il segretario fa il suo lavoro, e lo fa bene. Mi spiego con una provocazione: se a sinistra ci fosse uno come Togliatti, il candidato sarebbe per forza lui, Bersani può essere il segretario quanto gli pare, ma passerebbe in secondo piano.

Però lo ammetta, Renzi interessa a molti vostri elettori.
È normale. Il suo è un messaggio politico piace  a tanti. Anche nel centrodestra.

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