L’autoinganno dell’antimafia

Un libro coraggioso e controcorrente di Alessandro Barbano mette il dito nella piaga del sistema delle confische dei beni della criminalità organizzata, tra fallimenti e clamorosi errori giudiziari. Chiacchierata con l’autore «sugli usi e soprusi dei professionisti del bene»

È stato detto che, in un testo, tutto ciò che viene dopo un titolo serve a spiegare quest’ultimo. Nel caso dell’ultimo libro di Alessandro Barbano (L’inganno. Antimafia: usi e soprusi dei professionisti del bene) è infatti necessario leggere le oltre duecento pagine che lo compongono (e che scorrono tutte assai godibilmente) per rendersi conto di cosa significhi appellare il sistema italiano dell’antimafia come un «inganno».

L’inganno, come lo stesso autore ha cura di chiarire, è di tipo politico e sta nell’idea che «l’intera macchina dell’eccezione serva a combattere la mafia», che «l’emergenza sia la cifra permanente delle relazioni tra lo Stato e il cittadino», che – facendosi qui “auto-inganno” – «l’eccezione sia ancora sostenibile, se maneggiata da coscienze responsabili e sagge». La tesi è fortissima e all’autore è apparso di poterla sintetizzare, proprio in questi termini, all’esito di una serrata indagine che ha collegato storie d...

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