Attentato jihadista in Spagna. «Diego Valencia è morto per difendere la fede, la chiesa e i fedeli»

Il vescovo di Cadice e i preti della chiesa Nostra Signora de La Palma ricordano il sacrestano ucciso mercoledì ad Algeciras dal terrorista islamico Yassine Kanjaa al grido di «Morte ai cristiani. Allahu akbar!»

Una donna ricorda ad Algeciras con una candela Diego Valencia, il sacrestano ucciso mercoledì dal terrorista islamico Yassine Kanjaa (Ansa)

«È un eroe. È morto per difendere la fede, la chiesa e i fedeli all’interno». Così padre Rubén, uno dei quattro sacerdoti della chiesa Nostra Signora de La Palma, piange il sacrestano di 65 anni Diego Valencia. L’uomo è stato assassinato ad Algeciras, in Spagna, mercoledì sera a colpi di machete dal jihadista marocchino di 25 anni Yassine Kanjaa, al grido di: «Allahu akbar, morirai!».

Diego Valencia preparava la Messa da otto anni

Valencia era un uomo semplice. Devoto della Virgen del Carmen, sposato, con due figli e due nipoti, oltre a essere il fioraio della città si prendeva cura della chiesa da otto anni. Apriva e chiudeva il tempio, preparava la Messa e si occupava anche di cacciare teppisti e malintenzionati.

Ma Kanjaa non era un semplice teppista. Il marocchino era stato fermato a giugno a Cadice senza documenti e aveva ricevuto un ordine di espulsione, ancora in attesa di esecuzione. Viveva vicino alla chiesa, in una casa occupata con altri due maghrebini, frequentava la moschea locale e in casa sua la polizia ha trovato una chiavetta con materiale jihadista.

«Morte ai cristiani!», poi l’omicidio ad Algeciras

Prima di uccidere il sagrestano, Kanjaa, indossando una chilaba nera, tunica tradizionale marocchina con il cappuccio, ha fatto irruzione nella parrocchia di San Isidro prima della Messa delle 19. Qui ha insultato i fedeli, cercando di convertirli all’islam, ma è stato cacciato. Dopo venti minuti è tornato brandendo un machete e ferendo don Antonio Rodriguez, al quale ha sferrato un colpo alla testa.

Poi si è diretto alla chiesa dove lavorava Valencia e dove in quel momento era in corso il catechismo dei bambini. Gridando «morte ai cristiani», il terrorista islamico ha ferito tre fedeli, poi si è scagliato contro Valencia, convinto che fosse il sacerdote, ferendolo gravemente all’addome. Mentre lui cercava di trarsi in salvo, uscendo sulla piazza, Kanjaa ha incrociato una delle catechiste, che inginocchiandosi ha gridato: «Non uccidermi, ti prego».

Il jihadista non l’ha toccata, voleva finire colui che pensava essere il prete. Inseguito Valencia, lo ha accoltellato ancora, uccidendolo. Dopo l’assassinio, si è inginocchiato di fianco alla salma, glorificando Allah. Avrebbe voluto uccidere ancora, ma è stato fermato prima dalla polizia.

«Diego Valencia è morto per la fede»

«Se fossi stato lì, Diego non sarebbe morto», ha dichiarato don Juan José Marina, sacerdote della chiesa che in quegli attimi di terrore era in un’altra parrocchia a celebrare le cresime. «Appena mi hanno avvertito sono corso alla chiesa e ho trovato il mio sacrestano con la testa aperta».

«Ci trattava sempre benissimo. Era le nostre mani dove noi non riuscivamo ad arrivare», parla di lui padre Rubén. Venerdì, durante i funerali, il vescovo della diocesi di Cadice e Ceuta, monsignor Rafael Zornoza, ha ricordato tra gli applausi e le lacrime degli oltre 1.200 fedeli presenti che Valencia «è morto per la sua fede».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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