Non salveremo il pianeta preservandone gli equilibri ecologici

Riflessioni attorno alla Cop26 di Glasgow per non farsi prendere dalla paura del futuro. Serve amore per il Creato per non ingabbiare la natura


Davanti all’innegabile crisi ambientale, che io preferisco chiamare crisi della consumazione del Creato, gli esseri umani sembrano divisi in due fronti contrapposti, sulla base di due distinte forme di paura del futuro.

Due distopie opposte ma simili
Ci sono coloro che temono di dover vivere in un mondo di sanguinose lotte per la sopravvivenza, di esodi migratori incontrollati, di deserti e terre inaridite, di aria irrespirabile e di nuove malattie a causa della scarsità delle risorse naturali, dell’inquinamento delle acque, dei suoli e dell’atmosfera, della deforestazione, della perdita di biodiversità, dello spillover dei virus. E ci sono coloro che temono di dover vivere in un mondo che, per gestire la crisi, creerà una dittatura ecologista globale di impronta teocratica, nella quale cioè l’ecologismo sarà diventato la nuova religione ecumenica che impone a tutti i suoi precetti attraverso il potere politico, economico e culturale; il potere regolerà il numero dei figli...

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