Altro che vittima dei nemici, Benedetto XVI lascia da vincitore

La tesi dominante è che Benedetto XVI lascia perché sono troppo forti le tensioni che assillano la Chiesa e il Papa cede davanti a quest’enorme pressione. Ma un po’ di storia l’avete studiata?

A Roma si dice: ma ce fai o ce sei? La grande stampa italiana merita questa domanda: fa finta di essere ignorante o lo è davvero? La tesi dominante è che Benedetto XVI lascia perché sono troppo forti le tensioni che assillano la Chiesa e il Papa cede davanti a quest’enorme pressione.

Ma un po’ di storia l’avete studiata? Gli attacchi di ora sono il tocco di una piuma rispetto alle aggressioni e alle divisioni interne dei secoli passati. Il Papa lascia perché sta invecchiando e pensa al bene della Chiesa che ha bisogno di essere guidata con mano ferma. Punto e basta. Ma non lascia cadendo vittima degli avversari, lascia da vincitore. Gesù è morto sulla croce da vittorioso. Nessuno come Gesù ha inciso nella Storia.

La storia si ripete: il lungo, unico, pontificato di Wojtyla-Ratzinger è stato la riscossa della Chiesa che nel ’78 sembrava assediata da forze contrarie (Paolo VI è quasi morto assieme al suo amico Moro) dissanguata da un’emorragia interna. Ancora risuona il grido di riscossa «Non abbiate paura» che non è rivolto ai cattolici ma agli altri, agli assedianti, e quel colpo d’ariete: «Spalancate le porte a Cristo!».

La grande stampa non si accorge che viaggia sull’onda di una cultura di morte e di desolazione che è perdente anche se sembra irresistibile. Le vittorie dei fautori della morte (aborto, divorzio, eutanasia) sono vittorie in un deserto pieno di carcasse umane. Invece è vincente l’appello di Ratzinger che invita finalmente la creatura ad abbandonarsi nel Creatore.

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