Adesso al Fatto intercettano pure i preti non allineati

Un giornalista è andato a confessarsi a Busto Arsizio e ha parlato male di gay e migranti per capire la risposta del confessore. Il quotidiano si è prestato a questo inganno sotto l'altare

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Ci mancava l’agente provocatore bergogliano. Un giornalista, Ersilio Mattioni, ha deciso di denunciare i parroci e i frati che non sono ligi al supposto corso rivoluzionario di papa Francesco. È andato a confessarsi dai curati dei borghi ritenuti più leghisti, a Busto Arsizio e a Milano. Erano finte confessioni. Parlava male del Papa, fingeva schifo per i gay e i migranti per capire che risposta dava il prete. Ha così fornito elementi perché “li superiori” provvedano a dare al curato fuori quadra una strigliata. Non so se il giornalista sia cattolico. Può essere. Deve essersi sentito animato dal fuoco purificatore, disposto a tutto, anche a farsi scomunicare, pur di tenere alta la fiaccola del progressismo teologico, e poi di abbassarla per bruciare la sottana dei dissidenti. Risultato: nonostante i resoconti odiosamente proposti, molti ministri di Dio ascoltano con pazienza, comprendono, invitano alla serenità, dicono che non è il pensiero del Papa ma dei giornali, e assolvono chi ha dubbi o non capisce.

Come si nota, la sto prendendo con molta calma. Ma si tratta di una cosa spaventosa. Il sacramento della confessione depredato come l’ostia dal tabernacolo per una messa nera. Il tutto per esaltare la figura del Papa regnante, ignaro e strumentalizzato ignobilmente dai suoi finti adepti. In questi casi ci sarebbe la scomunica, ma è possibile che si alzi qualcuno a dire «chi sono io per giudicare?», imitando grossolanamente Francesco che intendeva tutt’altro. Impressiona che due giornalisti i quali, comunque la si pensi, sono tra i migliori in circolazione – Peter Gomez che ospita l’articolo su Fq-Millennium e Marco Travaglio, che ne ha pubblicato l’anticipazione sul Fatto quotidiano – si siano prestati a questa infamia. È una specie di ricettazione di un furto sacrilego. È possibile che uno non creda, oppure ritenga superate e sciocche le norme del diritto canonico. Ma qui c’è la violenza a un uomo che in quel momento è disponibile ad ascoltare e perdonare in persona Christi. La finzione contro quest’uomo è abominevole. Non parlo dell’inganno a Dio, che sa tutto e si arrangia Lui, ma dello stupro al cuore di chi inerme si piega a caricarsi dei peccati di un altro.

Non so di Gomez, ma Travaglio è un cattolico di educazione e pratica sacramentale. Gli chiedo: perché fai così? Finché impali l’agente Betulla ogni due per tre, questo fa parte dei tic professionali, e forse è persino un’opera di misericordia. Ma prestarsi a raccogliere e offrire ai lettori il letame dell’inganno premeditato sotto l’altare, è una operazione indegna. Spero solo tu fossi in ferie.

Foto Ansa

Exit mobile version