A tutte quelle che restano single perché «diamo un tantino fastidio»

Gara Guia, metto su Facebook una foto perfetta, un po’ Umberto Tozzi un po’ mamma delle pubblicità: una donna che stira sorridendo. Risultato: bullismo, sessismo, linciaggio mediatico

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Cara Guia, sono una madre single, uno stereotipo culturale, una signora ma non con tutte stelle nella vita. Nonostante abbia un lavoro privilegiato che ti prego di omettere perché ci tengo al basso profilo e a non essere riconosciuta e insomma certo non sono un’esibizionista, io, mica come certe mie colleghe che lasciamo perdere, ecco, dicevo, nonostante sia una privilegiata ci tengo a tenere i piedi per terra, a restare umile, a sentirmi normale (lo so, lo so: sono speciale – ma tu sai bene che noi donne straordinarie non dobbiamo ostentare, altrimenti gli uomini si spaventano; io, per esempio, sono single perché gli uomini hanno paura del mio successo, della mia intelligenza, e soprattutto di innamorarsi troppo di me: me l’ha detto una cartomante da cui sono andata quand’è finita la mia ultima storia, durata giusto il tempo di farsi qualche foto insieme).

Insomma, l’altro giorno metto una foto su Facebook. Era perfetta, un po’ Umberto Tozzi un po’ mamma delle pubblicità: una donna che stira sorridendo. Siccome conosco i miei polli e le mie fake news, anche se la foto non si prestava a equivoci ho spiegato bene nella didascalia che quella era l’immagine di me donna qualunque, di me coi piedi per terra, di me che restavo umile. Voglio dire: ho persino scritto che l’aveva scattata mio figlio. Un messaggio inequivocabile: non ho neppure un assistente per farmi le foto come la Ferragni. E invece: bullismo, sessismo, linciaggio mediatico. Me ne hanno dette di tutti i colori. Persino che è per foto così che non trovo un uomo (forse nella didascalia dovevo aggiungere che se sono sola è perché gli uomini hanno paura dei loro sentimenti: la prossima volta lo farò). Non capisco perché la mia modestia e la mia signorilità diano tanto fastidio. Sospetto che sia tutta invidia: tu che ne pensi?

Alessandra ma gli amici mi chiamano Ladylike

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Cara Alessandra, innanzitutto togliamo di mezzo un equivoco: il basso profilo, esattamente come l’autoironia, se te l’autocertifichi stai già dimostrando di esserne sprovvista. E ora veniamo ai problemi tuoi di donna. Sono andata sulla tua pagina Facebook, e non mi sono concentrata sugli schiantati che ritengono di dover dire a una che non conoscono quanto la disprezzano solo perché la sconosciuta è nota al pubblico: i commenti di quell’umanità lì sono interessanti, sì, ma per sapere qualcosa di loro, mica di te.

Ho invece letto con attenzione le tue sostenitrici. Quelle che in te si rivedono: «Saranno le donne come noi a cambiare le cose», ma anche «diamo un tantino fastidio» (parlano al plurale, ma non ho capito ’sto plurale chi includa: appartenete per caso al circolo del punto croce?); ma soprattutto quelle che «puoi essere mamma, casalinga, ma anche politica» e che «prima di essere un politico sei una donna».

Le ho lette tutte, e mi sono fatta una domanda che mi faccio spesso: ma Cosmopolitan è stato un giornale così importante nella nostra formazione? Nella mia di sicuro: ho imparato l’inglese su quello americano, è stato il primo giornale straniero che ho acquistato regolarmente. Ma ero alle scuole medie. Già al liceo, sono ragionevolmente certa di essere stata in grado di discernere. Di capire che «Perché io valgo» era la pubblicità d’uno shampoo, non un manifesto politico.

Quand’è che le donne adulte hanno iniziato a esprimersi come un articolo di Cosmopolitan dell’85 (persino il giornalismo di costume, che pure in Italia è fermo al bianco e nero, da allora si è un po’ evoluto)? Perché le donne nei dibattiti su Facebook riescono a rappresentarsi solo con una gamma di malinconie che va da «sono autoironica» a «tutta invidia» passando per «sono scomoda» e «li spavento»?

Ha un uomo Madonna. Ha un uomo la Merkel. Ha un uomo persino Maria De Filippi. Quand’è che abbiamo così smarrito il senso del ridicolo da pensare che loro siano considerate accomodanti e gestibili, e invece noi, col nostro debordante carisma, siamo troppo spaventose per il maschio medio rimorchiato in un centro congressi di periferia?

@lasoncini

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