Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Cara Guia, sono una madre single, uno stereotipo culturale, una signora ma non con tutte stelle nella vita. Nonostante abbia un lavoro privilegiato che ti prego di omettere perché ci tengo al basso profilo e a non essere riconosciuta e insomma certo non sono un’esibizionista, io, mica come certe mie colleghe che lasciamo perdere, ecco, dicevo, nonostante sia una privilegiata ci tengo a tenere i piedi per terra, a restare umile, a sentirmi normale (lo so, lo so: sono speciale – ma tu sai bene che noi donne straordinarie non dobbiamo ostentare, altrimenti gli uomini si spaventano; io, per esempio, sono single perché gli uomini hanno paura del mio successo, della mia intelligenza, e soprattutto di innamorarsi troppo di me: me l’ha detto una cartomante da cui sono andata quand’è finita la mia ultima storia, durata giusto il tempo di farsi qualche foto insieme).
Alessandra ma gli amici mi chiamano Ladylike
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Cara Alessandra, innanzitutto togliamo di mezzo un equivoco: il basso profilo, esattamente come l’autoironia, se te l’autocertifichi stai già dimostrando di esserne sprovvista. E ora veniamo ai problemi tuoi di donna. Sono andata sulla tua pagina Facebook, e non mi sono concentrata sugli schiantati che ritengono di dover dire a una che non conoscono quanto la disprezzano solo perché la sconosciuta è nota al pubblico: i commenti di quell’umanità lì sono interessanti, sì, ma per sapere qualcosa di loro, mica di te.
Ho invece letto con attenzione le tue sostenitrici. Quelle che in te si rivedono: «Saranno le donne come noi a cambiare le cose», ma anche «diamo un tantino fastidio» (parlano al plurale, ma non ho capito ’sto plurale chi includa: appartenete per caso al circolo del punto croce?); ma soprattutto quelle che «puoi essere mamma, casalinga, ma anche politica» e che «prima di essere un politico sei una donna».
Le ho lette tutte, e mi sono fatta una domanda che mi faccio spesso: ma Cosmopolitan è stato un giornale così importante nella nostra formazione? Nella mia di sicuro: ho imparato l’inglese su quello americano, è stato il primo giornale straniero che ho acquistato regolarmente. Ma ero alle scuole medie. Già al liceo, sono ragionevolmente certa di essere stata in grado di discernere. Di capire che «Perché io valgo» era la pubblicità d’uno shampoo, non un manifesto politico.
Quand’è che le donne adulte hanno iniziato a esprimersi come un articolo di Cosmopolitan dell’85 (persino il giornalismo di costume, che pure in Italia è fermo al bianco e nero, da allora si è un po’ evoluto)? Perché le donne nei dibattiti su Facebook riescono a rappresentarsi solo con una gamma di malinconie che va da «sono autoironica» a «tutta invidia» passando per «sono scomoda» e «li spavento»?
Ha un uomo Madonna. Ha un uomo la Merkel. Ha un uomo persino Maria De Filippi. Quand’è che abbiamo così smarrito il senso del ridicolo da pensare che loro siano considerate accomodanti e gestibili, e invece noi, col nostro debordante carisma, siamo troppo spaventose per il maschio medio rimorchiato in un centro congressi di periferia?