Zara è l’asso nella manica dell’economia spagnola

Nei periodi di crisi economica nelle famiglie si taglia subito il superfluo, in particolare l’abbigliamento. Almeno sino a oggi. A evidenziare la controtendenza ci pensano i dati di vendita del gigante dell’abbigliamento low cost Inditex, che possiede tanti piccoli marchi tra i quali emerge Zara, più ancora di Mango o Massimo Dutti. Il gruppo ha diffuso con orgoglio la notizia dell’incremento del 30 per cento delle vendite nell’ultimo trimestre, per un totale di 432 milioni di euro utili e l’apertura di 91 nuovi punti vendita. I negozi a marchio spagnolo sono ormai 5618 in 84 paesi. Merito anche dell’apertura di nuovi store nel mercato orientale, in Georgia, in Bosnia e in Ecuador.

Negli editoriali dei giornali di moda ci s’interroga sul perché di un successo del tutto giustificato. Dall’apertura del primo negozio in Spagna, nel 1975, tante cose sono cambiate, come ad esempio l’avvento di nuovi tessuti utilizzatissimi dal marchio, ma l’essenza è rimasta uguale, il saper coprire una fascia di prezzo e di qualità che prima non era contemplata. Zara ha saputo proporre la via di mezzo tra la bancarella e l’alta moda, ispirando le proprie collezioni, continuamente aggiornate, agli spunti dettati dai grandi stilisti. Per questa lungimiranza è apprezzata anche da donne che potrebbero avere ben altro e scelgono il low cost. È il caso di Samantha Cameron e dei suoi pantaloni arancioni, della principessa Letizia di Spagna, di Michelle Obama e soprattutto delle sorelle Middleton, che più volte hanno sfoggiato prodotti Zara in occasioni ufficiali, capi poi divenuti sold out sia negli store che nella sezione dello shopping on line della catena, come nel caso del vestito di pizzo nero di Kate o del cappottino rosso di Pippa.

 

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