Windtalkers

“Un film in cui si fa strage di musi gialli”

Durante la II guerra mondiale, in Estremo Oriente, ad un sergente dei marines americani viene affidata la vita di un indiano Navajo, tra i pochi a conoscere un codice per le comunicazioni via radio.

Di John Woo, ormai, sappiamo tutto. Che è stato un grande autore di action movies nella patria Hong Kong (The Killer); che si è incartapecorito col suo arrivo ad Hollywood (Nome in codice: Broken Arrow, Senza tregua); che è riuscito a mettere insieme e far recitare discretamente due dei peggiori attori degli ultimi anni (Cage e Travolta in Face Off); che ha fatto un sacco di quattrini con un brutto sequel (Mission: Impossible 2). Sappiamo anche che le sue storie parlano di amicizia, eroismo, fedeltà fino alla morte, e che quasi sempre ci sono di mezzo delle donne. In Windtalkers cambiano gli scenari, non la storia. Durante la seconda guerra mondiale, un sergente si riscatta da precedenti errori sacrificando la propria vita per un buon selvaggio marconista. Niente di nuovo sotto il sole: buone scene di battaglia, attori sufficienti, dialoghi spesso ridicoli, una storia d’amore appena accennata come la psicologia dei protagonisti. Ma, in compenso, si fa strage di musi gialli. Un tema che di questi tempi è tornato di moda.

di J. Woo
con N. Cage, C. Slater

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