Voto amaro per Schroeder

Le elezioni di due rilevanti länder tedeschi come l’Assia e la Bassa Sassonia hanno segnato un atteso ma gravissimo colpo alla socialdemocrazia tedesca

Le elezioni di due rilevanti länder tedeschi come l’Assia e la Bassa Sassonia hanno segnato un atteso ma gravissimo colpo alla socialdemocrazia tedesca. La Bassa Sassonia è il land di cui il Cancelliere è stato governatore, il punto di partenza della sua ascesa al Cancellierato. L’Assia è il land della capitale economica della Repubblica federale, Francoforte. Le ragioni della sconfitta sono legate alla politica economica del Cancelliere e non gli ha portato fortuna la sua rottura morale del vincolo di totale solidarietà politica con gli Stati Uniti che ha sempre accompagnato la politica tedesca. In realtà, non è tanto la sconfitta della socialdemocrazia a dare significato alle consultazioni popolari, quanto il successo della Cdu. In Bassa Sassonia la Spd, che nel 1998 sotto la guida di Schroder aveva sfiorato il 48%, rimane sotto il 34%. Balza al 47,9% (12 punti in più della volta scorsa) la Cdu, guidata da Christian Wulff. Che era giudicato, parafrasando Musil, un “uomo senza qualità”. Potrà guidare il land con i voti liberali, avendo la Fdp raggiunto l’8,2%, mentre nel ’98 il partito era stato escluso avendo raggiunto solo il 4,9%. Rimangono stabili i Verdi, in leggerissimo aumento. In Assia, Roland Koch conquista per la seconda volta quella che fu una volta una città socialdemocratica, marcando la soglia della maggioranza assoluta con il 49%. Scende dal 39,4 al 29% la Spd, i liberali salgono dal 5 all’8%, mentre i Verdi passano dal 7,2 ad oltre il 10%.
I risultati confermano i sondaggi che vedono i partiti cristiani ben oltre la soglia della maggioranza assoluta. La sconfitta socialdemocratica è una sconfitta del cancelliere; queste elezioni sono state un plebiscito contro Schroder ed una chiara indicazione che i tedeschi rivogliono un governo moderato. I liberali, che hanno con il loro regresso determinato la sconfitta alle politiche del 2001 del premier bavarese candidato dei partiti cristiani, Edmund Stoiber, ora sono in ascesa in ambedue i länder. Ma vi è un altro significativo dato preoccupante per i socialdemocratici: la tenuta ed in Assia addirittura il netto successo dei Verdi, veri vincitori a sinistra delle elezioni del 2001 con il loro incremento elettorale. I Verdi possono avere un destino diverso dai socialdemocratici, possono diventare la vera forza di opposizione. Nuoce alla Spd l’essere il partito dei sindacati, quello che è stato sinora la sua forza; e quindi la capacità di riformare lo Stato sociale tedesco. Il pacifismo del cancelliere nella questione irakena non ha giovato; vi può essere anzi il fondato sospetto che gli abbia nuociuto. Il pacifismo è in Europa una forza maggioritaria nei vertici e negli apparati ecclesiastici ma largamente minoritaria nel paese; i Verdi si erano distanziati nei toni dalla politica antiamericana del Cancelliere: la Germania non ha approvato lo scisma di politica estera, esso non ha pagato. Quale sarà ora il risultato? Conviene ai partiti democristiani la grande coalizione con Schroeder cancelliere? O giova imporre al proprio avversario la propria politica? Senza la grande coalizione democristiana-socialista, la Germania deve reggere l’agonia della socialdemocrazia, mentre i partiti democristiani hanno felicemente gestito la drammatica ed ingiusta deposizione di Kohl. Il dramma democristiano fu un incidente personale, l’angoscia democratica vive la morte del secolo socialdemocratico e sindacale. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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