«Visti i metodi usati dai pm, chiunque sarebbe terrorizzato di candidarsi a guidare l’Italia»

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani sembra non sapere che linea prendere. Voto sì, voto no, voto forse. La verità è che, come affermano oggi sul Foglio diversi interlocutori, «non c'è un'alternativa al Cavaliere». Luca Ricolfi sui pm: «Nulla esclude che la propria reputazione sia distrutta da un assalto giudiziario»

Segnaliamo tre opinioni interessanti apparse oggi sul Foglio. Si discute di Partito democratico e della strana situazione che si è venuta a creare nella maggiore forza di opposizione, incapace di trarre alcun minimo beneficio dalla crisi in cui si riversa la maggioranza.



Il segretario Pierluigi Bersani, infatti, ad un occhio disincantato
pare non sapere che linea prendere. L’idea di una raccolta di firme per “cacciare” Berlusconi sembra più una mossa per contrastare l’ala a sinistra del Pd, che non una mossa da considerarsi propriamente “politica”. Bersani un giorno afferma che il Pd «non vuole le elezioni», il giorno dopo si smentisce e le chiede. La verità è che, come affermano oggi sul Foglio diversi interlocutori, «non c’è un’alternativa al Cavaliere».



Il primo a dirlo è un sondaggista, Renato Mannheimer,
che dichiara che, sebbene molti italiani disapprovino i comportamenti del premier, tuttavia «dicono: “voto Pdl perché altrimenti non so cosa votare”. Sono gli altri partiti che hanno un’immagine troppo offuscata per attirare le intenzioni di voto».



Per Angelo Panebianco: «E’ vero che la magistratura
entra ormai da tempo nella governance di tutti i paesi democratici, ma in Italia la dimensione non ha confronto. E mi sembra ormai palese che il vizio del centrosinistra sia quello di mettersi troppo spesso nelle condizioni di essere eterodiretto da qualcun altro. Ora dai giornali, ora dai Di Pietro, ora dai Vendola ora da altri attori esterni al partito. E questo risulta più grave in un contesto come il nostro. Perché si sa: quando un potere carismatico fatica a trovare un successore, si rischia seriamente di arrivare a una frantumazione del sistema politico».



Ancora più esplicito il professore Luca Ricolfi che vede «il lato oscuro
del potere dei pm che spesso a sinistra non si nota e che riassumerei così: visti i metodi che usano, chiunque sarebbe terrorizzato di candidarsi a guidare l’Italia. Si può sperare di godere del favore, dell’indulgenza, o del disinteresse dei pm, ma nulla esclude che, una volta cambiato il vento, la propria reputazione sia distrutta da un assalto giudiziario».

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