Vietato fumare

Vietato fumare. Qui, ci hanno detto, non si può entrare.

Vietato fumare. Qui, ci hanno detto, non si può entrare. Noi siamo salutisti, siamo contro i vizi comuni e d’ora in poi abbiamo deciso che non transigeremo più! Tabagisti pentitevi! Fumate pure ma sappiate e ve lo scriviamo a lettere cubitali: «Il fumo uccide», «fa morire», «provoca il cancro?» e «uccide anche chi vi sta vicino». Basta la sigaretta dopo il caffè al bar, basta al ristorante e in treno. Basta. Da destra a sinistra tutti nobilmente convinti che la nostra salute va preservata e multe salate a chi obbietta. L’ondata salutista però, carissimi portatori sani del politicamente corretto, non mi convince. Come è possibile che l’Italia, intesa come Stato, ha privatizzato luce, telefono e non le aziende che producono tabacco? Un controsenso anche imprenditoriale. Tu Stato produci, quindi intendi guadagnare, e poi disincentivi il consumo. Allora dismetti la tua unità produttiva! Anzi, fai di più: proibisci il consumo e la vendita tout court. Non si può, viene risposto, s’incentiverebbe il contrabbando. Non stiamo certo parlando di hashish e marjuana! Certo, ma anche qui qualcosa non funziona. Sono anni che mi chiedo a cosa servano le cartine in vendita presso i tabaccai. Dunque, due sono le tipologie in commercio: quelle corte e quelle lunghe. Le prime servono per coloro che fumano il tabacco sfuso, mentre le seconde (quelle lunghe) hanno solo un possibile utilizzo: rollarsi una canna. Visto che quest’ultime sono proibite, perché è permessa la vendita di un accessorio assolutamente indispensabile per la preparazione delle medesime? Recentemente poi, ho casualmente scoperto che a Milano in una via centrale un distributore automatico di sigarette aveva anche l’apposito contenitore-vendita per preservativi e cartine lunghe. Va bene, ho capito la logica legata ai preservativi, ma qualcuno mi vuole spiegare chi sta dietro la lobby delle cartine per canne? Salutisti tutti: non mi convincete.

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