Vescovo di Oakland risponde a Obama: «Americani non vogliono matrimonio gay»

Mons. Salvatore Joseph Cordileone risponde al presidente Usa Barack Obama sul Defense Marriage Act: «E' inaccettabile. Non so che influsso abbia la lobby gay su Obama, ma la sua mossa pare la risposta alle loro pressioni. Il matrimonio è un patto fra persone pronte a generare, educare e far crescere figli in una relazione stabile»

Il 23 febbraio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha comunicato di non voler più difendere il Defense Marriage Act, spingendo così di fatto verso l’approvazione e la tutela del matrimonio gay. La notizia ha provocato la reazione di politici, cittadini, giuristi e vescovi americani. Il vescovo di Oakland, Salvatore Joseph Cordileone, spiega perché il presidente abbia cambiato idea rispetto al 2008 e come mai la sua posizione oltre che incostituzionale sia contro la volontà dei cittadini e una minaccia per la società tutta. Cordileone sottolinea anche la vera natura del matrimonio tra uomo e donna, perché «se non si capisce questa, la battaglia è da considerarsi persa».

Il presidente Obama ha detto che lo Stato federale non difenderà più il matrimonio naturale fra uomo e donna, il che significa imporre alla corte degli Stati Uniti di accettare i ricorsi di quelle statali nel caso chiedano il riconoscimento del matrimonio omosessuale. E’ ammissibile?
Non è accettabile. In America, la distinzione fra potere legislativo, giudiziario ed esecutivo è fortissima. Ogni americano sa che la mossa del presidente è un’invasione di campo. Non solo, dopo aver difeso il matrimonio naturale nel 2008, Obama ci aveva ripensato, ma almeno aveva ammesso che se qualcosa doveva cambiare andava stabilito seguendo tutto l’iter legislativo. Ma nulla si è mosso, evidentemente la maggioranza del legislativo è contraria, ora Obama sta forzando la mano contro i suoi poteri.


La nota della Conferenza episcopale americana dei vescovi cattolici ha definito l’atto «una grave offesa nei confronti di milioni di cittadini che affermano il valore unico e inestimabile del matrimonio e che al contempo respingono le discriminazioni ingiuste». E’ vero che la maggioranza degli americani la pensa così e che sono solo alcune corti e lobby a fare pressione sul presidente?
Le corti finora ricorse sono solo di cinque città contro un’Unione fatta di Cinquanta Stati. Inoltre, tutte le volte che le corti statali hanno votato a favore del matrimonio gay, anche qui in California, i cittadini hanno rovesciato la sentenza attraverso i referendum. Questo significa che sono solo alcune lobby minoritarie a spingere per la legge. Il problema è che se restano una minoranza sono, però, abbastanza potenti.

Perché allora Obama, dopo che alla vigilia delle elezioni nel 2008 aveva dichiarato «un beneficio per tutti i membri della società che l’istituzione del matrimonio fra uomo e donna si conservi per servire il bene comune», oggi si comporta così?
Io non so con certezza quanto influsso abbia la lobby gay su Obama, ma la mossa del presidente pare la risposta alle loro pressioni. Non mi spiego la cosa altrimenti, dato che la società è contraria.

I vescovi americani hanno sottolineato che riconoscere solo il matrimonio eterosessuale «non è bigottismo, ma la difesa di un’istituzione sacra su cui la società si fonda». Può spiegare meglio?
Questo è il punto davvero centrale: i cittadini non sono a favore del matrimonio omosessuale, ma in molti è sorta la mentalità che il matrimonio sia il beneficio per due adulti tutelato dallo Stato. Purtroppo, questa convinzione all’estreme conseguenze ci fa chiedere perché lo Stato non debba tutelare questo beneficio anche fra due adulti dello stesso sesso. Il punto, infatti, non è tanto scagliarsi contro gli omosessuali, ma ricordare a tutti qual è la vera natura del matrimonio. Non un beneficio tra adulti, ma un patto fra persone pronte a generare, educare e far crescere figli in una relazione stabile. E’ questo fatto naturale (perché può avvenire solo tra uomo e donna) della fecondità che fa del matrimonio un’istituzione sociale. La famiglia forma, infatti, dei cittadini e in questo modo fa un patto con lo Stato, ed è per questo che il governo deve tutelarlo. In caso contrario rimarrebbe un rapporto privato, a cui lo Stato non deve nulla. Per questo il punto è la difesa della famiglia naturale, prima cellula in cui i bambini si formano sani all’interno di una relazione stabile, così come la natura, e non la Chiesa, stabilisce.

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