Venezia, addio inondazioni. «Oggi si muove per la prima volta il Mose, opera unica al mondo» [link url=https://www.tempi.it/fotogallery/mose-le-diverse-fasi-del-progetto#.Ulg0FmTORRc]Foto[/link] [link url=https://www.tempi.it/videogallery/il-mose-tra-presente-e-futuro#.Ulgz7GTORRc]Video[/link]

Intervista all'ingegnere Hermes Redi, direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, dal 1984 incaricato del progetto

Quattro dighe mobili e 78 paratoie disseminate lungo il chilometro e 600 metri delle tre bocche di porto lagunari di Lido, Malamocco e Chioggia. Il Mose è un’opera ingegneristica senza eguali, tanto colossale quanto discreta che, non appena ultimata, sparirà quasi interamente sotto la superficie del mare, salvo ergersi per proteggere Venezia dall’acqua alta. Un’opera interamente “made in Italy”, a cui hanno lavorato oltre 4 mila persone e che tutto il mondo sta già osservando con stupore. Proprio in questi giorni, spiega a tempi.it l’ingegner Hermes Redi, direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, dal 1984 incaricato del progetto, i basamenti e le paratoie che compongono il Mose saranno depositati nei fondali per comporre la linea della diga mobile, mentre oggi si muoveranno per la prima volta le prime quattro paratoie della bocca di porto di Lido.

Ingegnere, come nasce il progetto del Mose?
A seguito delle acque alte del 1966, le più alte mai registrate nella storia di Venezia, che raggiunsero i 193 centimetri sopra il livello medio del mare, lo Stato ha ritenuto di dover intervenire per proteggere la città dalle inondazioni. L’allora ministero dei Lavori pubblici commissionò un progetto che si avvaleva dei diversi contributi e idee raccolti in seguito alla catastrofe. Con una legge speciale del 1984 venne affidata una concessione unitaria a un consorzio di imprese per progettare un sistema di dighe e paratoie. Il Consorzio Venezia Nuova ora sta entrando nella fase conclusiva dei lavori.

 Quanti ostacoli si sono dovuti affrontare?
Moltissimi. Anzitutto il vecchio sistema di protezione delle acque in laguna era molto delicato e fragile: non è stato semplice sostituirlo. Tutta la laguna è poi caratterizzata da un elevato grado di antropizzazione: ci sono, infatti, tre città – Venezia, Mestre e Chioggia – e diverse zone industriali e centri abitati. La laguna, inoltre, è caratterizzata da un basso fondale ed è ricca di isole, barene e velme.

Che cosa rende unica al mondo la laguna di Venezia?
Un tessuto connettivo con caratteristiche assolutamente uniche e un equilibrio morfologico che non è affatto semplice mantenere. La presenza di molti fiumi sulla costa, le cui foci sono state deviate in passato dai veneziani, insieme alla presenza di bassi fondali e maree fa sì che non sia così semplice mantenere lo specchio d’acqua protettivo intorno alla città di Venezia. Quando infatti prevalgono le acque dei fiumi su quelle marine, allora aumentano i depositi nei bassifondi, ma se invece a vincere sono le acque del mare sulle acque dei fiumi, i depositi diminuiscono. Ci sono poi un ecosistema, una flora e una fauna peculiari della laguna che era indispensabile salvaguardare.

 Il Consorzio cosa ha fatto per affrontare questi problemi?
Oltre ad aver intensificato le opere di protezione ambientale, come nell’area di Marghera, il Consorzio non si è limitato a intervenire solo per fermare le acque alte ma ha agito anche per garantire la protezione dalle mareggiate. In primis si è deciso di rafforzare il cordone litoraneo di difesa dalle acque alte in corrispondenza delle tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Poi sono stati innalzati i margini di moltissime isole da 80 a 110 centimetri. Ciò consentirà, per esempio, a Piazza San Marco di non essere inondata 100 volte l’anno come successo l’anno scorso. Anche la città di Chioggia, che patisce ugualmente le inondazioni, trarrà beneficio da questo intervento. Quando invece il fenomeno dell’acqua alta sarà di misura superiore al metro e dieci, allora interverrà il Mose.

Come funzionerà il Mose?
Il Mose consentirà la chiusura delle tre bocche di porto della laguna per mezzo di barriere galleggianti semoventi. Le sezioni che lo compongono sono come dei libri giganti adagiati sott’acqua sul fondale l’uno di fianco all’altro e che aprendosi impediranno all’acqua alta di allagare Venezia. La parte inferiore è un basamento di cemento armato totalmente immerso nell’acqua, che non disturba in alcun modo il traffico marittimo e che sarà attraversabile per mezzo di camminamenti, dove saranno posizionati comandi e stanze di controllo.

 E quella superiore?
È una paratoia semovente ancorata al basamento per mezzo di cerniere che soffiando al suo interno aria compressa lo faranno alzare fino a emergere sopra la superficie dell’acqua con un inclinazione di 40 gradi. Questa operazione consentirà di mantenere un dislivello massimo di 2 metri tra il livello medio dell’acqua in laguna e il livello medio dell’acqua in mare aperto. Nel decidere l’altezza massima raggiungibile dalle paratoie si è deciso di tener conto del fatto che, secondo gli scienziati, il livello medio degli oceani potrebbe aumentare di massimo 60 centimetri nei prossimi anni.

Quando termineranno i lavori?
Oggi si muoveranno le prime quattro paratoie della bocca di porto di Lido, mentre le due mancanti verranno immerse nel 2014. La barriera alle tre bocche di porto, composta in totale di 78 paratie, sarà invece ultimata per il 2016, anno a partire dal quale il Mose sarà pienamente operativo.

Un’opera unica al mondo.
Un’opera di cui vanno fieri tutti coloro che ci hanno lavorato per una vita intera, sviluppando le proprie conoscenze e competenze al suo servizio. Un’opera interamente immaginata, progettata e costruita da italiani e che vengono a vedere da tutto il mondo. Un’opera che non può essere pienamente descritta senza che la si veda. E questi mesi sono proprio il periodo migliore per una visita, perché si possono vedere i basamenti e le paratoie già pronti ma non ancora immersi, prima che spariscano agli occhi di tutti per iniziare a svolgere il compito per cui sono stati progettati.

@rigaz1

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