Vendola era «per l’abrogazione dei vitalizi». Quattro mesi dopo averli tagliati, li ripristina

A novembre il consiglio regionale pugliese aveva sbandierato tagli radicali agli stipendi e l'abolizione dei vitalizi. Che però ora sono stati "resuscitati"

Lo scorso 30 novembre era stata salutata come una svolta storica: “Addio ai vitalizi, la Puglia fa sul serio” titolava la locale Gazzetta del Mezzogiorno, dopo che la Regione guidata da Nichi Vendola aveva approvato una legge per i tagli ai costi della politica, in particolare appunto l’abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali. Sono bastati quattro mesi e mezzo, per fare una controvirata alla svolta storica: e il 3 aprile, in un minuto e venti secondi, il consiglio regionale ha approvato un emendamento di sette righe e mezzo con cui fa resuscitare i vitalizi.

POCHI I TAGLI EFFETTIVI. «Sono per l’abrogazione dei vitalizi, il dimezzamento del numero dei parlamentari, la trasparenza dei bilanci e un tetto di spesa alle campagne elettorali…» aveva detto Vendola quel novembre, alla vigilia delle primarie e del voto di abolizione del vitalizio in Puglia. Ora si vede che ha cambiato idea: il 30 novembre il consiglio regionale ha votato per eliminare quel privilegio, sull’onda del sentimento anticasta, a partire dal 1 gennaio.
Mediaticamente erano state promosse molte altre belle cose, che poi in realtà sono state molto ridimensionate. Accanto al vitalizio, infatti, i consiglieri e la giunta di Vendola avevano assicurato di tagliare drasticamente i loro stipendi. I tagli non sono stati in effetti così radicali: è stato introdotto un tetto alle retribuzioni per un massimo di 13.800 euro lordi per i presidenti e 11 mila euro lordi per i consiglieri. Ciò ha comportato una leggera modifica degli stipendi, passati per Vendola e il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna a 12.500 euro netti, invece dei precedenti 13.600 euro di Nichi, e 12.500 di Introna.
Anche il netto in busta paga ai consiglieri è stato sì ridotto, ma di poco: da 9.800 euro al mese a 8.500 euro (mentre i “proclami” iniziali parlavano di 6mila euro al massimo).

PENSIONE. Gran parte del taglio dunque alla fine sarebbe consistito proprio nell’abrogazione dei vitalizi e degli assegni di fine mandato, con un risparmio di 11 milioni di euro l’anno. Per garantirsi queste “pensioni” d’oro i consiglieri regionali accantonano ogni mese il 25 per cento della loro indennità, secondo la legge: proprio quella abrogata che ora è invece stata ripristinata. Chi oggi ha maturato il minimo di 5 anni di “anzianità” di servizio, cioè un mandato, ne avrà diritto. Si legge nell’emendamento che «i consiglieri regionali della IX legislatura – cioè loro stessi oggi in carica – hanno facoltà di versare le somme per i contributi previdenziali mensili» per aver diritto alla pensione a vita. Se taglio dovrà essere, sarà al massimo quello dei successori in regione Puglia.

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