«Vado è il posto ideale per il rigassificatore»

Proteste in Liguria contro l'arrivo della nave Golar Tundra. Ma i timori della sinistra e degli ambientalisti sono infondati. Parla Carlo Stagnaro (Ibl)

La nave Golar Tundra nel porto di Piombino (Livorno), 20 marzo 2023 (Ansa)

Lo chiamano il “mostro” e dicono che sarà una sciagura ambientale e turistica. L’altro giorno, oltre 10 mila persone (alcuni dicono addirittura 16 mila) si sono radunate sulle spiagge da Savona a Spotorno per manifestare contro il rigassificatore che, entro il 2026, dovrà lì spostarsi dal mare davanti Piombino, dove ora è ormeggiato. Stiamo parlando della nave Golar Tundra, che diverse associazioni ambientaliste considerano pericolosa, inquinante e «inutile».

Come spesso accade in Italia quando si parla di rigassificatori, è scattata la protesta. Questa volta, a una serie di politici locali di sinistra si sono uniti anche alcuni personaggi noti come Fabio Fazio, che ha partecipato alla manifestazione, Carlo Freccero, che ha detto di volersi candidare «a sindaco di Vado Ligure per salvarla dal rigassificatore», e l’allenatore Antonio Conte, con un post sui social.

Chernobill o un pollaio?

«La questione è comprendere se questa nave comporti danni o rischi per la salute e per l’ambiente e di quale entità», dice a Tempi Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni. Cioè: «Stiamo parlando di Chernobill o di un pollaio? Ecco, il rigassificatore di Vado si avvicina di più al pollaio». Cerchiamo di spiegarci bene, dice Stagnaro, «anche perché è giusto aiutare le persone a comprendere che esistono delle risposte alle loro legittime preoccupazioni».

Questione numero uno: la sicurezza. Come ha spiegato il governatore ligure Giovanni Toti, sul rigassificatore «vigileranno il ministero dell’Ambiente e oltre 50 enti». Inoltre, aggiunge Stagnaro, «l’esperienza di decenni ci ha insegnato che i rigassificatori sono sicuri. Quand’anche succedesse qualche problema, la cosa peggiore che potrebbe accadere è la dispersione di metano nell’aria. Insomma, non ci sarebbero pericoli immediati».

Protesta contro il progetto per il rigassificatore al largo di Vado Ligure, 10 settembre 2023 (Ansa)

Ci serve molto gas

Seconda obiezione sollevata dagli ambientalisti contro la nave rigassificatore: è inutile. «Non è vero – ribatte Stagnaro, che rimanda a un articolo scritto sul Secolo XIX – La domanda nazionale di gas, nel 2022, è stata di circa 67,3 miliardi di metri cubi, in calo del 10 per cento rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alle temperature invernali miti. Nel primo semestre 2023 il calo è stato ancora più pronunciato (-16,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Secondo il Pniec (il Piano nazionale integrato energia e clima) i consumi dovranno scendere ulteriormente a circa 50 miliardi di metri cubi nel 2030. Di gas, quindi, ce ne servirà ancora molto e per molto tempo, anche se meno che nel passato».

«In attesa di un futuro dove l’energia sarà solo green, dobbiamo ancora utilizzare il gas», prosegue il direttore dell’Ibl. «È una scelta obbligata, a meno di credere che basti incrociare le dita ogni anno nella speranza di avere inverni miti».

Problema turismo

Un altro timore è legato al turismo: la Golar Tundra rovina il paesaggio, l’estrazione del gas farà scappare i turisti. «È una sciocchezza. Piattaforme di estrazione del gas sono presenti sulla costa romagnola e non mi pare che queste abbiano rovinato le vacanze e gli affari in quella regione. Nel golfo di La Spezia c’è un rigassificatore e Porto Venere e le Cinque Terre sono località ambite. In Italia, oltre a Piombino/Vado, ci sono altri tre rigassificatori: la struttura fissa di Panigaglia, la piattaforma di Rovigo e il terminale galleggiante di Livorno. Non risulta che nessuna di queste abbia danneggiato il turismo».

Inoltre, aggiunge Stagnaro, la Golar Tundra starebbe a quattro chilometri dalla costa e, una volta alla settimana, verrebbe avvicinata per il carico da una nave metaniera che, «nel giro di 24/36 ore, compirebbe tutte le operazioni. Come si capisce, niente di particolarmente fastidioso per i turisti».

Perché a Vado e non da un’altra parte? «Fosse per me, lo lascerei a Piombino, per il semplice fatto che spostarlo costa. Ma poiché, per ragioni politiche e per accordi precedentemente presi, occorre trovargli una nuova destinazione, Vado è l’ideale. È vicino a Piombino, è vicina al nord Italia, che è la zona più fredda e anche più industrializzata del Paese, è il posto ideale per accedere alla rete di trasporto nazionale».

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