Una piattaforma unica per la tv digitale

ComMedia.

Il digitale è ad una svolta. Ruper Murdoch entra in un nuovo assetto societario per Stream insieme a Cecchi Gori e al calcio “pay” di Fiorentina, Parma, Lazio e Roma. La Rai di Roberto Zaccaria si impegna con la francese Canal Plus di Pierre Lescure per sei canali tematici da confezionare entro l’anno. Come se non bastasse nel luglio del 2000 il decoder utilizzato dalle due piattaforme dovrà essere unico per legge (L. 78, 29 marzo 1999, ndr). “Abbiamo affidato all’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni il compito di varare un regolamento che indichi le caratteristiche che questo decoder aperto deve avere – spiega Michele Lauria, direttore amministrativo Usl in pensione, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni del governo D’Alema – L’Autorità ha 120 giorni di tempo per preparare il regolamento. Questo per garantire l’utenza ed evitare che vengano contrabbandati come decoder aperti quelli che non lo sono”. Ma c’è chi ha dei dubbi e sospetta che il decoder unico soffra già del vizio italico dell’incompletezza. “Sarà l’Authority a stabilire cosa voglia dire “decoder unico” – commenta Francesco De Domenico, responsabile delle strategie tecnologiche in Rai – però il decreto parla solo di “pay tv” e tutto il resto come la “pay per view”, il grosso della fetta nel calcio, e i servizi interattivi potrebbero restare fuori”. Per Lauria il problema sembra non esistere: “Ma questa è una scelta del mercato!”, mentre a Parigi nella sede di Eutelsat il consorzio internazionale che con i suoi quattordici satelliti invia oltre 400 canali in settanta milioni di famiglie europee, sono di parere diverso: “Il problema esiste – conferma Antonio Arcidiacono – sotto due diversi punti di vista, quello dell’accesso condizionato e quello dei cosiddetti Api (application program interface, ndr). La soluzione tecnica si può trovare ma il modo con cui ci si arriva non è indifferente”. Ad oggi, spiega l’ingegnere che ha lavorato a definire lo standard Dvb su cui opera la tv digitale, ci sono sul mercato solo prodotti che di fatto taglierebbero fuori i servizi più evoluti. “A livello europeo si sta lavorando per risolvere il problema e se il legislatore facesse un minimo sforzo per prevedere la compatibilità con il sistema che si sta sviluppando, di certo non sarebbe male”. Il sistema per la tv interattiva tra qualche mese dovrebbe chiamarsi Multimedia Home Platform (Mhp) ma in Italia sembrano non crederci: “Sono tre anni che mancano tre mesi alla fine dei lavori”, celia De Domenico, il professore di via Mazzini. “In Rai dovrebbero mandare la gente alle riunioni e forse si farebbe prima”, lo fredda il collega di Eutelsat da Parigi.

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